L'equipaggio di Tomlin
La storia di un bombardiere
Missione su Poggibonsi
Verso le metà del gennaio del 1944, i membri del nostro equipaggio sapevano che nelle prime missioni avrebbero volato separatamente con dei veterani. Il nostro CO pensò che ogni nuovo membro dovesse acquisire un po' di addestramento da gente esperta. Ma non mi aspettavo che il mio turno sarebbe arrivato così alla svelta. La mattina dopo, presto, appena passate le 4.00, si udì
l’altoparlante del campo. Qualcuno annunciava con un tono freddo e monotono "Ora H, ora H". Poi, quando qualcuno aprì la nostra tenda, torcia in mano, e chiamò il mio nome, stentavo a crederci. "Si" : dissi, non consapevole su cosa sarebbe accaduto dopo. "Preparati a volare" disse. "Sii pronto per la colazione e a ricevere le istruzioni in mezz'ora". Accidenti, pensai, questo non è uno scherzo. Chris muovendosi nel suo sacco borbottò "Dove vai ?" "Non lo so" risposi mentre mi sforzavo di svegliarmi "Si prenderà quello che viene" dissi più che altro a me stesso. Mentre mi stavo mettendo i vestiti pesanti quasi inciampai ; poi mi avviai verso la latrina. Nella latrina pensai alla situazione. Pensai che semplicemente avessero bisogno di qualcuno da inserire nel volo. Poi il mio ragionamento si fece confuso. Altri uomini - non li conoscevo ancora - apparvero dal buio, usarono la latrina, presero i
vestiti indossandoli mentre camminavano verso la tenda della mensa. Dentro c'era una specie di gara ad accaparrarsi un piatto di uova strapazzate. Salsa di Vienna, toast e caffè. Avevo appena finito quando il posto si popolò di avieri che si dirigevano ai camion che li avrebbero portati alla sala delle istruzioni. Dentro, tutti , fumavano parlavano e sorseggiavano caffè. Furono : rntrollate le mappe e le condizioni meteorologiche. L'obiettivo era nell'Italia centrale, a sud - ovest :.: Firenze. Il nome, Poggibonsi, aveva una pronuncia buffa. Ascoltai i dettagli dalle persone addette a impartire le istruzioni, ma ne sentii solo metà perché stavo ancora pensando alla mia situazione. -/evo gli stivali foderati e tutto l'occorrente per il paracadute ? Avevo le mutande lunghe, la giacca i: salvataggio e la .45 automatica ? Avevo pensato a portare la torcia ? Quando uscii sapevo che il numero di serie dell'aereo a cui ero stato assegnato finiva in -585 e che il cognome del pilota era
Brooks. Ma non sapevo ancora dove tenessero le bombe o il paracadute. Probabilmente da qualche rane nel bollettino di bordo nell'equipaggio di oggi c'era il mio nome, ma non sapevo dove. Un camion stava aspettandoci fuori e alcuni di noi montarono dietro. Le mie preoccupazioni furono
scite quando arrivammo davanti ad un edificio. Dentro prendemmo tutti lo zaino paracadute da una pila che stava su un banco. Dovetti firmare per il ritiro del paracadute. Poi notai un altro aviere che ali altro estremo dello stesso banco stava soppesando una bomba nella sua custodia nera. Anche io mei dovuto prendere una di quelle. Prima che il sergente addetto al rifornimento mi lasciasse andare : :r il sacco dovetti identificarmi e quindi dare il numero del mio aereo. Lo tappa successiva era la pista di volo. Quando il nostro camion si allineò al -585, scesi; altri due fecero lo stesso. Trascinando il paracadute e il sacco della bomba mi avviai verso la parte anteriore del bombardiere dove vidi che qualcuno era già arrivato. Alla sbiadita luce dell'alba riuscii a vederlo lì, sotto il muso : e ir aereo. Gli feci un cenno servendomi del sacco. Lui fece un cenno con la testa e tornò verso la scaletta del muso così che gli passai la mia custodia nera. "Salve" disse con
aria cupa mentre s rilevava lo sguardo. "Sono Hamm, il navigatore". "Smallwood, bombardiere," risposi "e grazie". Ora era tempo di conoscere il luogotenente Brooks. Probabilmente era quello che si trovava con un meccanico. Quando fui più vicino mi vide e mi chiamò. "Smallwood". "Si, lei è il luogotenente Brooks".
"Si. Hai avuto tutta l'attrezzatura ?"
Sistema di Puntamento
Si. la bomba è nella parte anteriore".
0K:" disse Brooks " E' meglio che controlli con i fucilieri se ci sono problemi" Sapevo che la nostra missione sarebbe stata tutt'altro che amichevole ma mi resi conto che aveva molte cose in mente. Il bombardiere era tenuto a lavorare accanto ai sei fucilieri per controllare che i fucili funzionassero bene e avessero abbastanza munizioni. Ovviamente l'efficacia del fuoco di un fucile non può essere testata a terra ma c'erano certe cose che potevano essere fatte lo stesso per controllare l'arma. Dopo detti un'occhiata al posto dove erano tenute le bombe. Puntai la torcia per localizzare le 12 bombe in posizione, tutte da 500 libbre, e del tipo da demolizione. Dopo aver controllato ciascun anello per essere sicuro che le bombe fossero appese in modo corretto, guardai le micce situate nella parte interiore di ciascuna bomba e gli inneschi che sporgevano dalla miccia. Gli inneschi erano tenuti in posizione da una chiavetta a spillo che doveva sporgere pochi pollici da una molletta. Soddisfatto
tornai indietro verso il muso e stavo quasi per tirarmi su nell'aereo attraverso la botola della parte interiore quando un uomo dietro di me mi chiamò.
“Luogotenente". Mi girai mentre continuò,
"Sono Riley, l'ingegnere".
"Piacere di conoscerti, sergente". Ci stringemmo le mani.
"Tirerò le chiavette delle bombe quando saremo su".
Rimasi perplesso perché una delle cose che mi avevano insegnato alla scuola dei bombardieri era che
io stesso dovevo prendere parte a tale operazione. Una volta che le chiavette erano state tirate
significava che l'elica montata sulla parte anteriore della bomba era libera. Quando la bomba veniva
lanciata la resistenza dell'aria faceva girare l'elica. Dopo che aveva ruotato un certo numero di volte
un meccanismo all'interno della bomba faceva sì che la sicura venisse tolta, armando la bomba stessa.
Poi la bomba sarebbe esplosa al momento dell'impatto. Scrutai attentamente Riley, scuotendo la
testa
“Sono io che devo fare quello"
“No, luogotenente. Il luogotenente Brooks preferisce che i bombardieri stiano davanti per avvistare i nemici
“Bene, pensai, il pilota era il comandante dell'aereo.
""Ok” dissi riprendendo la scaletta. Notai qualche placca di metallo nella parte esterna della piccola porta, probabilmente buchi di pallottole coperti. Dopo essere salito, strisciai avanti con il mio zaino di fianco. Hamm era occupato a studiare attentamente delle carte. Altre mappe erano arrotolate sul suo tavolo di legno lungo e stretto, attaccato al fianco dell'aereo. La mia bomba era davanti, dove il navigatore l'aveva messa. Ci sarebbe stato tempo a sufficienza per sistemarla una volta che saremmo stati in volo. Il copilota ficcò la testa nel nostro scompartimento. '"Salve Smallwood" disse. "Voleremo numero 4, dietro al comando"
“Ok" risposi. Quello era stato detto anche a terra.
“Hamm può darvi informazioni sul vento per calcolare la deriva"
"Bene" dissi. Strinsi la mano al navigatore. Era stata una buona idea da parte sua portare un thermos di caffè e me ne offri un po'. Usai una tazzina di plastica e gli fili davvero grato per quella tazza di caffè caldo.
Hamm aveva disteso una mappa sui ginocchi. La piccola luce sopra il suo tavolo la stava illuminando ma usai anche la mia torcia per migliorare le cose. Potei vedere una linea disegnata da Foggia su
attraverso il mare Adriatico verso Ancona, una città lungo la costa. Poi da Ancona una linea andava vsrso Nord - Ovest. Un ultima linea a Sud - Ovest verso Poggibonsi.
“Il tempo è Ok ?" domandai ricordando che a terra ci avevano detto che non doveva essere brutto.
“Beh, il tempo sarà abbastanza nuvoloso e se non potremo fare controlli a occhio nudo durante il volo dovremo stare attenti. Il vento può portare fuori rotta in questa stagione." Non ci avevo pensato e mi resi conto che stavo imparando qualcosa.
Era tempo di avviare i motori, Fui occupato a controllare varie cose come a trovare un posto per attaccare lo zaino del paracadute in modo che non ingombrasse il passaggio e che allo stesso tempo fosse a portata di mano in caso di necessità. Seduto sulla sedia del bombardiere, detti un'occhiata alla maschera dell'ossigeno verde lucida, fatta di gomma e plastica, con dei lacci per tenerla sulla testa. Infilai il tubo di gomma nell'apposito attacco sul fianco dell'aereo vicino al regolatore che dette il segnale di "Pieno". L'interfono sembrava vecchio, rotto nelle parti intorno all'orecchio. A questo punto tutti e quattro i motori del nostro Write Cyclone di 1250hp erano accesi; le eliche roteando mandavano dei battiti periodici. Riuscii a percepire il lieve rimbalzo del nostro B-17 li nella pista. C'erano bombardieri da entrambi i lati dell'aereo i cui equipaggi erano dediti al controllo delle liste. Quello a sinistra lampeggiava con le luci di decollo.
Al mio orologio da navigazione erano le 071 O quando i motori accelerarono fino a far muovere questa "nave" da 60000 libbre verso la posizione di decollo. Io e Hamm saremmo stati nel muso con le cinture allacciate. Sentii un rumore gracchiante dal mio interfono. II copilota stava dicendo qualcosa per il controllo prima del decollo e poi sentii ogni membro dell'equipaggio rispondere. Il fuciliere di coda, che era il primo, disse che si era sistemato. Poi continuò verso la parte centrale, la stanza della radio, e quindi verso me e Hamm. Tutti erano al loro posto. II luogotenente Brooks chiamò la torre di controllo, Sandfly# l, e richiese il permesso di decollare. Lo ottenne.
Tutti in linea, i bombardieri cominciarono a percorrere la pista con la rete di acciaio sulla superficie sporca. L'ultima estate le bombe del quindicesimo Air Force avevano strappato la stessa striscia facendoci dei grossi crateri. La rete di acciaio forniva la rigidità necessaria. Ogni 45 secondi il bombardiere successivo si avviava verso la pista finché non fu il nostro turno. Mi sentii più rilassato di quanto mi aspettassi , probabilmente perché tutto era successo così alla svelta che non avevo avuto il tempo per riflettere. Ora il -585 tuonò sulla pista prendendo la direzione Est, verso 1'Adriatico. Vidi di sotto le scintille sulla stuoia di acciaio. La sua superficie procurò un debole rollio al momento del passaggio.
Eravamo in volo, ma c'era quella piccola collina della ferrovia proprio davanti, perpendicolarmente alla pista. La evitammo di dieci piedi buoni e cominciammo a salire su prima dentro e poi sopra le nuvole basse. Sapevo che i due piloti erano occupati con gli aggiustamenti poiché stavano tirando su i flaps e le ruote e sistemando il beccheggio. Con un carico di 3000 galloni di gasolio e 6000 libbre di bombe potevamo salire solo di 500 piedi al minuto.
Eravamo in formazione; altri bombardieri dello squadrone 346 continuavano ad unirsi a noi, attraverso le nuvole, stando attenti a non avvicinarsi troppo. Mentre altri aerei arrivavano, aprii la custodia della bomba e presi i due pezzi. Lo stabilizzatore era sistemato nella base proprio di fronte a me. Poi, infilai il filo elettrico in una spina accanto alla bocchetta dell'ossigeno. Pigiai l'interruttore per avviare lo stabilizzatore del motore giroscopico poiché ci volevano tre minuti a scaldarsi; ero tenuto ad aspettare prima di accendere l'altro interruttore.
Era il tempo di provare il misuratore di deriva. AI momento il cielo era chiaro cosicché potei avere una lettura della direzione del vento. Per pratica sapevo che una buona misura poteva essere fatta sopra l’acqua per mezzo delle onde. Nel mare Adriatico ce ne erano alcune visibili e così seguii con il misuratore linee parallele fino a che il "plain slippage", la deriva, non fu azzerata. La lettura indicava una forte brezza dalla mia sinistra, da Nord - Ovest. Hamm mi chiamò con una pacca sulla spalla. Devo mettere l'interfono. Di nuovo seduto nel mio posto di bombardiere ascoltai Brooks con l’interfono.
“Bombardiere" disse "tenetevi in posizione da combattimento".
“Bene”
Ero sorpreso che il pilota si aspettasse di trovare nemici così a Sud ma in ogni caso detti un' attenta occhiata da entrambi i lati dell'aereo sopra e sotto di noi. Non c'era niente a parte i B-I7. Volli sistemare la bomba in base alla lettura della deriva per tenere conto della direzione del vento. Presto saremmo stati sotto ossigeno ed era meglio fare questi aggiustamenti il prima possibile.
L’interfono ronzò.
"'Luogotenente Smallwood" disse una voce "Ho tirato su le chiavette delle bombe". Quello era Railey che seguiva le istruzioni del pilota.
OK, grazie" dissi. Pensai ancora che quello doveva essere compito mio.
Poiché non c'erano nemici in vista era il momento opportuno per controllare la mappa di navigazione per individuare la città sulla costa dove avremmo dovuto virare ia prima volta. Ma Brooks parlò ancora. Ritornai al mio posto. "Controlliamo il fuoco dei fucili " disse il pilota. I fucilieri cominciarono. Sentii l'aereo che tremava mentre ciascuno di loro lasciava partire una raffica, attenti a mantenere la mira lontana dagli altri bombardieri. La mia .50 era sospesa nel muso dell'aereo tramite un'intelaiatura costruita nella parte destra del Plexiglas. Lavorai sulla maniglia di carica; puntai il fucile lontano dalla formazione e sparai una raffica ; i traccianti si inarcarono su un lato dell'aereo, Eravamo sull'Adriatico ora, a circa 18000 piedi. La nostra formazione di sette aerei veniva mantenuta compatta proprio come diceva il manuale. Brooks parlò ancora. "Smallwood, lo vedi quel caccia ?"
Guardai in giro davanti a me e vidi un solo aereo forse lontano due miglia, a ore due circa.
Come faccio a sapere se è nostro o nemico ?"
"Spara!" urlò Brooks.
Lasciai partire una raffica, ma i proiettili sarebbero caduti a meno di metà strada. Che cosa pensare di Brooks ? Perdeva la calma a causa degli aerei nemici. Ma lui era più esperto di me e probabilmente era alla fine del servizio. Non voleva prendere nessun rischio.
Ora eravamo sotto ossigeno e la maschera non era per niente comoda. Poi me la tolsi e la misi capovolta. Mi usci fuori della saliva e mi chiesi per quanto avremmo dovuto stare sotto ossigeno.
Il luogotenente Brooks manteneva l'aereo vicino agli altri, non troppo lontano dal comando né davanti ad esso. In posizione numero quattro conducevamo il secondo elemento di tre aerei. Tempo addietro a Avon Park una lezione sulla formazione di volo mi era rimasta impressa nella mente. L'istruttore aveva detto, 'Finchè vi mantenete stretti e con tutti i fucili puntati all'esterno, i caccia nemici vi lasceranno per cercare una preda più facile." Quella era la ragione della concentrazione di fuoco.
Per molti mesi, a forza di tentativi ed errori, la Air Force aveva raccomandato le formazioni di volo. I
comandanti al quartiere generale avevano infine scelto la presente.
In più alla formazione a V, per assicurare la massima potenza di fuoco, veniva usata la disposizione
"step-up step-down". Questo faceva sì che anche formazioni ampie potessero volare vicine.
Avrei appreso che un caccia della Luftwaffe, un Me-109 o un FW 190, aveva un cannone da 20-mm oltre ad un fucile calibro .50 di cui il nostro aereo ne aveva undici. I tedeschi con i loro
cannoni avevano il vantaggio di poter colpire con la stessa precisione di un proiettile esplosivo.
Apprendemmo che i caccia tedeschi potevano aprire il fuoco a circa 1400 yards ; se avessimo risposta a più di 1000 yards sarebbe stato come prenderci in giro.
Avrei imparato anche che era abitudine dei caccia nemici avvicinarsi mantenendosi fuori tiro osservando se eravamo scortati da caccia, o Lockeed P-38 o Republic P-47s. Poiché la loro riserva di carburante era limitata i nostri caccia non potevano accompagnarci per più di poche centinaia di miglia.
Il cielo sopra l’Adriatico era mezzo coperto ma sufficientemente buono per individuare Ancona. Mi girai verso Hamm e puntai la mano con il guanto al mio orologio. Prima mi guardò perplesso poi capì che
avevo chiesto quanto c'era ancora alla virata su Ancona. Hamm annui e indicò con le dita sei minuti. Bene. Non c'era stato tempo finora per urinare. Il B-17 era dotato di appositi tubi di scarico
ma in questo aereo ne mancava uno davanti. Meglio andare ora, pensai, prima di essere più occupati o che il pilota chiami di nuovo attraverso l'interfono. Una volta, tempo addietro, un barattolo vuoto di Ammo mi era servito per farla e io usai ancora sentendo sollievo di colpo. Apparentemente Hamm era più tranquillo o forse aveva bevuto meno caffè.
Sapevo che la mia bomba era regolata per la deriva, ma dopo aver eseguito la virata ci sarebbero
state da fare alcuneTnoTfifiche. H vento probabilmente sarebbe venuto più da sud. Ci fu una lieve
turbolenza. Poiché si sapeva della tendenza del mirino giroscopico delle bombe Norden a rovesciarsi
nelle turbolenze, in quell'istante afferrai il mio. Le regolazioni da sincronizzare dovevano tenere
conto sia della portata che dello spostamento. La nostra velocità rispetto a terra era 150 miglia
all'ora.
Mentre ci avvicinavamo ad Ancona riuscii a individuarla sulla costa a nord di un promontorio. Oltre
il punto dove l'acqua scura toccava la costa si distendevano i territori dell'Italia centrale coperti dalla
neve. Avremmo tagliato per l'interno. Là, secondo la mappa di navigazione, c'erano ancora circa un
centinaio di miglia per arrivare a San Giovanni. Dopo l'ultima virata ci sarebbero stati 30 miglia per
giungere dritti sull'obiettivo.
Mi piegai per fare la correzione della deriva quando dall'interfono sentii "Caccia".
"Caccia a ore dieci"
Guardai alla mia sinistra ma non vidi niente. Il nostro squadrone era parte di una formazione "a
scatola". Il nostro bombardiere era a sinistra rispetto al centro e un poco indietro rispetto al
comando. Poi riuscii a vedere i segni degli spari a sinistra, dei traccianti, e vidi tre caccia Jerry uno
sopra l'altro. Il Me-109 si buttò attraverso la nostra formazione.
"Presto ! Presto !"
Era Brooks. Sopra di noi, da qualche parte ci doveva essere una scorta di P-38. Li chiamavamo
"Piccoli amici"
"Più nulla vicino a noi ?" chiese Brooks con voce che aumentava di volume.
"No" disse qualcuno.
''No" aggiunsi.
Mentre continuavamo a seguire la stessa rotta tentai di individuare San Giovanni ma il cielo stava
diventando più nuvoloso. Poi ci fìi uno squarcio tra le nuvole. San Giovanni si trovava lungo il fiume
Arno e scorsi un percorso tortuoso e di colore argenteo nella terra coperta di neve. Quello era il
fiume. Curvava proprio come riportava la mappa di Hamm.
"Contraerea" avvertì qualcuno.
Nera e cespugliosa, era là davanti a noi al nostro livello, 23000 piedi. Ricordai il commento di uno
degli ufficiali che quella mattina impartirono le istruzioni "Contraerea, leggera, ma precisa".
Non voleva dire molto. Poi un altro ufficiale aveva aggiunto che la Lutwaffe nel centro Italia doveva
aver truccato la forza dei caccia.
Sarebbe davvero stato un buon colpo se avessimo potuto bombardare il campo di aviazione dei
caccia tedeschi che stavano tentando di buttarci giù. I caccia avevano evidentemente deciso di
concentrarsi su un altro squadrone. Una raffica di contraerea esplose davanti. Ci fu una scossa del
bombardiere. Un buco apparve nel Plexiglas davanti a me, un po' a destra, un po' in alto. Era largo
circa un pollice. Era vicino. Avrei controllato più tardi, per cercarne un frammento da tenere come
souvenir.
Hàmm stava usando l'interfono ora e ascoltai le sue osservazioni al pilota sulla copertura delle
nuvole che stavano avanti.
"L'obiettivo può essere oscurato"
Al momento ero occupato con la bomba, ad allineare le cose, ma ero anche conscio dell'aumentare
dei cumuli di cespugli proprio davanti.
" Bombardiere, guarda cosa fa l'aereo in comando", disse Brooks.
"Bene"
L'intero gruppo stava volando in formazione compatta. Avevamo l'ordine di non comunicare via
radio con gli altri bombardieri. Al momento sarebbe stata utile una discussione generale sul problema
delle nuvole, per decidere cosa fare dopo. La zona dell'obiettivo non era più visibile. La contraerea
stava venendo su attraverso le nuvole, nera, sporca, disgustosa e con delle raffiche là davanti ma
proprio alla nostra altezza. Il bombardiere in comando deve aver deciso per un obiettivo alternativo
perché ha chiuso il portello delle bombe.
"Lo vedi?"
"Si, sta chiudendo il portello delle bombe"
Volevo essere pronto per la prossima mossa, non importava quale fosse.
'Tortello delle bombe chiuso"
Quello era uno dei fucilieri centrali,
L'aereo in comanSòToveva decidere dove dirigersi dopo, quale obiettivo alternativo individuare
Potevo immaginare come il bombardiere e il navigatore fossero riversati sulla mappa proprio come io
e Chris eravamo soliti fare alla nelle esercitazioni. Quella mattina quando vennero impartite le
istruzioni a qualcuno era stato detto di un obiettivo secondario. Ma era a nord del primo dove il cielo
era ancora più coperto. La visibilità peggiorava e mi domandai cosa avrebbe fatto Brooks. Durante la
scuola a Avon Park sotto certe condizioni era permesso cambiare direzione. Ma qui si trattava di
combattimento e c'erano molti altri aerei là fuori dei quali alcuni non erano visibili cosa che
aumentava lo spettro di una collisione aerea. Dopo pochi minuti apparve uno squarcio tra le nuvole.
Ci trovammo soli mentre il nostro squadrone di sei aerei era ancora compatto.
'Tilota a equipaggio, guardate attentamente e riportate tutto ciò che vedete"
Ci furono diversi 4CBene" in risposta. Sembrava che il nostro squadrone avesse girato un po' a est
indietro verso il mare Adriatico. Le nuvole si aprirono di più e i nostri bombardieri divennero più
vicini, in formazione compatta. Aspettai per vedere cosa decideva di fare il bombardiere in comando.
Era responsabilità mia seguire il bombardiere in comando, senza fare domande, specialmente con un
pilota come Brooks. Improvvisamente aprì il portello delle bombe.
"Il portello delle bombe si sta aprendo"
"Bene"
L'aereo in comando aveva individuato un obiettivo. Improvvisamente le nuvole si fecero da parte e
rivelarono una cittadina di discrete dimensioni con un fiume che l'attraversava. Seppi dopo che si
trattava di Arezzo, con un aerodromo nemico.
'Tortello delle bombe aperto" disse qualcuno da dietro.
L'aereo stava tremando per via del portello aperto. Non avrei lanciato da me, non nella prima
missione, ma guardai con attenzione nel mirino.
Gli ultimi minuti della corsa dei bombardieri furono terribili con le raffiche della contraerea attorno
all'aereo. Dovevamo mantenere la rotta dritta e livellata per far sì che le bombe facessero il loro
lavoro. I caccia nemici stavano a sinistra. Non stavano in giro quando c'era la contraerea. Non
appena vidi cadere le bombe dal bombardiere davanti a noi lasciai andare anche le nostre "uova".
"Bombe fuori"
"Bene"
"Chiudere il portello delle bombe"
"Portello delle bombe chiuso" risposero dal centro.
Passarono circa quaranta secondi, poi il fuciliere di coda e quello di torretta parlarono
all'improvviso. Erano nella migliore posizione per vedere ciò che era successo . Le nuvole erano di
nuovo spesse.
"Bombe nel campo di aviazione" disse uno. Era una buona notizia, ciò che volevamo. Speravo che
avessimo preso molti dei caccia nemici fermi a terra.
"Abbiamo bombardato pesantemente la pista" disse l'altro.
Durante il volo di ritorno non successe niente. Lasciammo l'entroterra italiano e ci dirigemmo a est
per volare di nuovo sopra il mare, lontano dalle batterie della contraerea. Nessun caccia ci seguì e
così mi immaginai che quei P38 dovevano essere ritornati, dopo il rifornimento, per tenere Jerry
occupato. La nostra formazione continuava a stare compatta, ma notai una Fortezza volante sola,
abbastanza sotto di noi, che si dirigeva a sud. Forse aveva preso un colpo e perso i motori.
Di ritorno al campo, sulla pista di decollo, raccolsi tutta la mia attrezzatura. Un camion ci stava aspettando ma ero indeciso. Potevo stare con l'equipaggio oppure tornare alla tenda. Quando i fucilieri si diressero verso il camion li seguii. Il camion si fermò al gruppo di edifici dove tutto era cominciato, sette ore prima circa. Gli avieri erano in fila. Più avanti un sergente stava preparando da bere per ciascuno, un po' di whisky. Teneva la bottiglia col guanto e ne versava un po' alla volta per ogni uomo. Quando fu il mio turno, lo buttai giù con gusto, sentendo dentro una sensazione di caldo. Pulii la bocca con il dorso della mano e mi girai per andare a restituire il paracadute e la custodia della bomba. Prima però dovevo trovare qualcuno libero lungo la lunga serie di banchi della sala delle istruzioni per fare rapporto su quello che avevamo visto. Un camion portò qualcuno di noi indietro alla squadrone 346, dove andai alla latrina e poi verso la mia tenda. Aperta la
tenda vidi Dale e Chris. Mac era andato a trovare qualcuno. Provai a dare loro un resoconto accurato su ciò che era successo, su come tutto si era svolto. Dopo un po' però sentii la stanchezza e non mi potevo concentrare su quello che mi stavano chiedendo.
“Lasciatemi distendere"
E loro capirono.