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Nell'immediato dopo guerra, distrutto il Teatro, ancora non ricostruito il Politema, non vi erano grandi spazi per ospitare feste da ballo, ritenendo troppo piccola la Sala dei Combattenti e quella dell'ex Fascio. Fu trovata una soluzione. La Ditta Cecchi usava un grande magazzino, per usi diversi, in Borgo Marturi.
La Cantina (ma era pari alla strada) si chiamava S.A.L.O.V. Spazio era sufficiente a contenere un bar, una zona di riposo ed una pista da ballo e l'orchestra. Fu richiesto l'uso a Cesare Cecchi che anche di voglia ce lo concesse, sulla spinta di Luigi e di Anna suoi figli. Veniamo al fatto che intendo evidenziare.
Come tutte le feste di carnevale, se ne ricorda la morte con varie manifestazioni all'interno della sala. Noi avevamo portato una bara autentica, ma nessuno voleva fare il morto. E come gli anni precedenti e quelli che seguirono,toccò a me fare il defunto.
Con una lunga tunica bianca, per proteggermi da quello che sarebbe accaduto, venni portato, come in processione in mezzo a quelli scatenati, armati di coriandoli e stelle filanti, ma soprattutto di bombette puzzolenti. Come é o come non è la festa finì, e dopo una doccia tutto era passato. Ma non é così. La cassa, diciamo la bara, era rimasta in cantina e la mattina quando Cesare Cecchi andò a vedere cosa avevano lasciato, dopo il festino, notò la cassa e fuggi via, superstizioso com'era, ed a dire arrabbiatissimo è dire poco. Ordinò a Luigi di provvedere alla bisogna. Luigi si rivolse a noi, pregandoci di provvedere al più presto. Non ci pensammo su e la sera stessa andammo in cantina a prelevare la cassa. Ma non mancammo di riempirla o quasi di bottiglie di vino, del più apprezzabile.
E dove portammo il tutto. Allora in Via Montorsoli, poco prima della casa dei Combattenti vi era un vicolo, stretto stretto, che non aveva sfondo, ed al primo piano ed unico di quella porta sulla destra aveva sede la Società Sportiva. E' stata la peggiore sistemazione, nella vita Societaria. Uno schifo, nel vero senso della parola.
Comunque avevamo il vino che collegato con qualche altro ingrediente, dette luogo a diverse riunioni, non per parlare di calcio, ma per fare gustose merende.
Era così finito lo spirito sportivo, ma tantè, alle merende non si può fare a meno.