In questi miei ricordi un capitolo particolare va dedicato a Guido Stricchi, che a sua volta aveva riportato in un volumetto di scritti di proprio pugno, il modo di vivere dal 1905 al 1985. Queste preziose rimembranze non sono state pubblicate e non tutti possono entrarne in possesso. Allora trascrivo quanto ha lasciato detto Guido, rendendo omaggio all'estensore anche se ho dovuto modificare il modo di raccontare e non meravigliatevi se si salta da un periodo ad un altro, da un argomento all'altro. Conta soprattutto il ricordo di come la vita si svolgeva, come avvenivano i fatti, anche se la cronologia non e perfetta.
Ecco cosa ci dice Guido Stricchi;
Agli inizi del '900 i trasporti di merci e persone fra paesi vicini avvenivano per mezzo di vetturini e procacci, i primi per le persone i secondi per le merci, sempre pero trainati da cavalli. Allora Poggibonsi era il maggior centro commerciale della Val d'Elsa e quindi su Poggibonsi gravitavano gli scambi commerciali: Da Barberino, un certo Amerigo, faceva servizio giornaliero, ippotrainati, mentre Bandiera preferiva servirsi di un ciuco. Per Castellina in Chianti operava il Guerrazzi ed il Becattelli. Da Colle un certo Gregorio Venerdini e Pippola. Da S. Gimignano scendevano i fratelli Furiesi e Garaga che fu uno dei primi ad acquistare un'auto per il servizio pubblico. Vi erano anche trasportatori a lungo tragitto, anche se la ferrovia assorbiva il maggior traffico, ma alcuni prodotti era preferibile affidarli agli Sprugnoli o ai Volterrani per la zona di Firenze. Per Siena invece se ne occupavano i fratelli Poli, che abitavano nei Fossi.
Era curiosa la distribuzione del latte in paese. Proprio ai primi del '900 usava portare in paese una decina di capre ed alla richiesta si provvedeva mungendo sul posto una delle capre e con un misurino di rame si quantificava il prodotto. Proprio dal produttore al consumatore. La famiglia Burresi che abitavano agli Orti (Via di Badia) tenevano queste capre, e successivamente, aumentando la richiesta, acquistarono mucche da latte e si organizzarono per la consegna a domicilio con capienti contenitori di rame e rimmancabile misurino. Segui l'esempio la famiglia Fornai detto Lollero, che abitava in piazza Marzi davanti alla fonticina.
Le prime biciclette si videro verso il 1905 e addirittura nel 1908 fu fatta una gara sul percorso di Poggibonsi, Castellina, Siena e ritorno ed un certo Becattelli di Poggibonsi vi partecipo facendosi onore.
Per la festa di Romituzzo veniva eseguita una accurata regia in uso da moltissimi anni. Al mattino, da tutte le parrocchie del vicinato, partivano processioni di fedeli, con lo stendardo della parrocchia che portava in bella evidenza, su un cartello appuntato, la cifra raccolta come offerta per il Santuario della Madonna della Neve. Le parrocchie di paese andavano a portare 1'offerta con carri allegorici, addobbati con figuranti e bimbi vestiti da angeli. Nel pomeriggio l'attrazione maggiore era la corsa di cavalli con perette, cioè con appositi attrezzi muniti di punte, che venivano messe, collegate ad una mantella alla groppa del cavallo, il quale muovendosi le faceva sbattere sempre di più, e più correva più le perette procuravano fastidio alla poverabestia. II fantino naturalmente non c'era come nelle corse tradizionali. II percorso era dalla Chiesa alla piazza Marzi, dove veniva alzato in mezzo alla strada un grande telone per fermare i cavalli che arrivavano all'impazzata creando gravi difficoltà. II Lunedì era dedicato alle merende in campagna specie nella zona di S. Lucchese. A queste merende partecipava anche la Banda cittadina che univa Futile al dilettevole.
Per quanto riguarda il lavoro era importante la Vetreria Ancilli, che oltre agli operai, più o meno specializzati, all'interno della Vetreria stessa, dava altrettanto lavoro ad un centinaio di donne che a domicilio provvedevano al rivestimento dei fiaschi. Le scarpe allora si facevano esclusivamente su misura, il che dava lavoro a moltissimi artigiani. Si dice che solo in Galluri vi fossero in ventina di calzolai, allora detti anche "ciabattini". Altrettanti erano sparsi per il paese. La fonte di maggior reddito era data dalla produzione e commercializazione del vino, del bestiame e delle granaglie interessando un gran numero di mediatori del settore.
Non c'erano le lavatrici, ma le "bucataie" (si chiamavano cosi per il fatto che per lavare i panni dovevano
fare il "bucato" con la cenere di legna) che lavavano e sciacquavano i panni alla gora del Mulino
Nazionale, sulla strada di S.Gimignano. Erano numerose le lavandaie. Fra gli altri la famiglia Zazzeri,
detta la Magnella, i Bruttini, i Bruchi, i Bettini. Per asciugarli, nel tratto di strada della casa del Vanni
fino a quella del Boccio, sotto Montelonti, venivano tesi dei fili di corda e su questi si mettevano i
panni ad asciugare. Ogni lavandaia aveva il proprio settore per non litigare.
Una delle opere piu importanti dei primi anni del 900, fu la deviazione del torrente Staggia, che allora
seguiva molto da vicino il percorso della ferrovia. La deviazione incomincio all'incirca all'altezza
della Magione, fino ad incrociarla nella via Pisana. Nello stesso tempo fu rialzato il piano della "via
dei Mori"(viale Marconi)che fino ad allora correva all'altezza dei campi. Occorreva inoltre ricoprire il
vecchio alveo del torrente Tutti questi enormi lavori di sterro furono fatti a mano, impiegando un gran
numero di operai, che dovettero venire anche dai paesi limitrofi, addirittura si trasferirono intere famiglie,
e perdurando i lavori, addirittura rimasero in pianta stabile in paese. La deviazione del torrente si rese
necessaria per eliminare i danni causati dalle piene improvvise che creava problemi specie nella zona
del passaggio a livello. Per esempio, alla trattoria della Morina, appunto vicino al passaggio a livello,
trattoria detta anche "dei ferrovieri", vi erano alla porta, in pianta stabile, murati una fila di tre mattoni,
per prevenire i danni della piena. Chi entrava doveva scavalcare il muretto, ma "trattoria avvisata,
mezza salvata". Sempre in quegli anni, con l'elevazione della "via dei Mori", conseguentemente fu
costruito il ponte di "Cima Mori" che scavalca appunto il nuovo alveo del torrente Staggia. Anche una
passerella alla "Girata dei Preti" fu costruita in quel tempo.
Come vi erano soprannomi per le persone, anche le vie subivano varianti che spesso evidenziavano
chi ci stava di casa o che tipo di lavoro vi si svolgeva. E quindi trovarle era tutto più facile, anche non
dimenticando che gli abitanti del paese erano circa 5.000, quindi si conoscevano tutti e l'indicazione
del nome delle vie era superfluo. Per esempio, via Trento, era via delle Conce, appunto per il laboratorio
di concia delle pelli del Sig. Arnaldo Pesci, mentre il vicolo delle Chiavi era quello di Angiolona
(Sardelli).
Via Marmocchi era la via di Liseo (Fiorentini, calzolaio).C'era il fondatino del Del Zanna e quello di
Bucciarello, la via del Lorino, la via di Ricciolo, quella di Giordano (Dainelli) e delle Sprugnolo, ed in
fondo via Maestra c'era la "Porta di sotto". Anticamente via Achille Becheroni veniva chiamata "via
degli abbrucciati", stante il fatto che quelle case, allora di legno, addossate alle vecchie mura, subirono
un incendio. Recentemente veniva chiamata "via delle Corna". La cosa si spiega con il fatto che un
raccoglitore di pelli e ossa, aveva trovato nel suo girovagare un paio di enormi corna di bove e le aveva
installate, come insegna, sopra la porta del suo magazzino.
La parallela via Vittorio Veneto la chiamavano la "via di Tralanche), perché proprio Tralanche (al
secolo uno della famiglia Landozzi), esercitava il mestiere di fornaio.
Arrivo anche il cinema che in un primo momento si installo in un magazzino all'angolo di Piazza del
Teatro. Per vedere una comica di "Beoncelli", si pagava dieci centesimi in piedi, e quindici a sedere
sulle panche. Un vero cinema lo si deve alla famiglia Gori, in Via Maestra vicino al Taglio, dov'e ora
un negozio di scarpe. Erano tutti posti a sedere con l'uscita di sicurezza che dava in Galluriuzzo. Altri
cinema sorsero con alterne fortune. Uno all'angolo del Taglio e l'altro in Via Maestra nei locali
dell'attuale mesticheria Dei.
II cinema sonoro arrivo molto tempo dopo, nel 1925.
L'illuminazione pubblica consisteva, nei primi del '900, in un unico lampione agli angoli dell'incroci,
alimentato ad olio. La sera venivano accesi e la mattina venivano spenti da una persona addetta a quel
servizio, che munito di una scala provvedeva alla bisogna. Successivamente fu sperimentata
l'illuminazione ad "Arco voltaico", ma non dando buoni risultati, si passo definitivamente
all’ illuminazione elettrica, prodotta da una centralina della famiglia Cosimini, installata al Mulino
Nazionale.
La prima automobile fu acquistata dal Sig. Alberto Jacopi, proprietario della"Villa il Leccio" sopra
alle Cantine Fossati. Anch'egli ebbe un soprannome: lo chiamavano "Denti d'oro", forse per la protesi., allora molto rara. La famiglia Jacopi ebbe anche la ventura di possedere il primo apparecchio radio, ma non vollero sfruttarlo solo per loro, ma installarono un vero e proprio impianto di amplificazione, sul torrino della villa, per far sentire al maggior numero possibile di compaesani i programmi radiofonici. Dopo la prima guerra mondiale entro in servizio il primo autobus, sulle linee Firenze-Poggibonsi-Colle-Siena e sulla Firenze-Poggibonsi-Volterra. II mezzo era un Fiat 18 BL gia sperimentato in vari usi, nel periodo bellico. Non erano molti i clienti di questo servizio e conseguenti scarsi profitti, al che le male lingue appiopparono agli autobus il nome di "Magherona", proprio per i magri risultati. Tra il 1910 ed i 1915 era stata costruita la "Casa del Popolo", con il finanziamento di una Società costituita fra gli aderenti al Partito Socialista. Ancora oggi detta Società e proprietaria dell'immobile. Ha una sala da ballo, alcuni uffici ed un bar bene attrezzato e funzionante. Sempre in quel tempo fu costruito in Via Maestra il palazzo del "Monte dei Paschi" oggi sede della "Banca Toscana". Era molto in voga il gioco del pallone, con tre giocatori per parte, vestiti di bianco, con fusciacche di colore diverso in campo opposto. Giocatori famosi di Poggibonsi partecipavano a Tornei Nazionali ed Esteri, con enorme successo. (Si giocava al pallone gia nel 1770).
I gravi fatti del 1911 gravarono enormemente sulla popolazione in generale. Come si racconta in altra
parte dei ricordi, per impedire la partenza dei richiamati per la guerra di Libia, alcune donne e non solo
donne, si sedettero sui binari davanti alla locomotiva e ce ne voile per dissuaderli dal loro intento. La
notizia fece il giro di tutta Italia, arricchita di particolari, cosicché il paese venne additato come
sovversivo.
Dopo la guerra iniziano le lotte sindacali. Una di queste imponevano ai padroni terrieri di assumere un operaio ogni colono alle loro dipendenze, cioè ogni unita colonica. II salario passa da una Lira al giorno a 10-12 Lire la settimana. Ma e un rincorrersi salari e prezzi, come sempre avviene. Nel 1925 viene costruito il palazzo al Viale Garibaldi, che ospita le Scuole elementari e sulla facciata viene posta la targa in ricordo dei Caduti nella Prima Guerra Mondiale. Tutti gli anni, il 4 Novembre, con solenne cerimonia, veniva posta una corona di alloro in omaggio appunto ai caduti. La crisi del 1928 creo grandi difficoltà ed allora vennero programmati, per creare posti di lavoro, opere pubbliche, fra le quali vi fu anche la bimatura di tutte le strade statali. Ma la guerra di Etiopia si avvicina, si chiede l'oro per la Patria, si raccolgono metalli ed altri oggetti. Non tutti offrono volontariamente, molti lo fanno timorosi di rappresaglie. Partono per la guerra molti disoccupati, che ottengono anche un sussidio per le famiglie rimaste. Partono anche civili con automezzi propri messi a disposizione delle Forze Armate, insomma un periodo di attività frenetica che porta oltretutto, un benessere generale. Tutto ciò finisce ben presto. Segue il periodo peggiore, quello della Seconda Guerra Mondiale, con i suoi lutti e le sue sofferenze, i bombardamenti, lo sfollamento del paese, e la generosa accoglienza nella campagna, in capanni e capanne, case coloniche, sempre grazie alla generosità ed all'altruismo di compaesani. Poi il ritorno, le macerie, le case da ricostruire, lo sviluppo, l'incremento della popolazione. Per piu ragioni si abbandona la campagna per divenire operai in fabbrica.
II resto e storia recente. Qualcun'altro si occuperà di questa.
Qualche volta la storia si può raccontare anche scherzando, mescolando il passato con il presente in una pantomima di nomi ed avvenimenti. Ho voluto scherzare e mi vorrete perdonare.
Nascita di Borgo Marturi e di Poggiobonizio
Dobbiamo partire da Roma intorno all'anno 1000, dove c'era un certo Catilina, che era un rompiscatole tremendo, facendo un'infinita di discorsi a vanvera. Presidente della Roma era Cicerone, e siccome non ne poteva più, decise di buttarlo fuori dalla Società. Catilina che era Senatore, si fece dare la
liquidazione e la buonuscita e con quei soldi compro un esercito e fece guerra alla Roma. (Probabilmente era Laziale). Lo scontro avvenne a Piteccio, in campo neutro, in quanto allora per le guerre non vigeva l'andata ed il ritorno. Catilina fu sconfitto due a zero. (Duemila morti per Catilina e nessuno per Cicerone).
Quelli di Catilina che rimasero vivi, si sparsero un po' dappertutto e tre o quattro si fermarono, passando da queste parti, laggiù dov'e il passaggio a livello. Ma tanto il treno allora non passava ed il passaggio a livello non gli dava noia, come da noia oggi, a noi. II posto si chiamava" Borgo Marturi" e nessuno sa da che dipende. Ma io lo so e ve lo dico. Cera un cartello con la scritta "Borgo Marturi" e la freccia per Colle, che nessuno allora conosceva, ed e per questo che avevano messo la freccia. Quelli di Borgo Marturi erano tutti romanisti ed uno di questi che si chiamava Orazio, aveva fatto una capanna proprio sulla strada e tutti i pellegrini che passavano sulla Via Francigena gli suonavano il campanello per chiedergli un bicchiere d'acqua essendo assetati. E chiedi oggi, chiedi domani, Orazio penso di mettere su un Bar, si rifornì di Coca-Cola e soprattutto di acqua minerale, che chiamo San Pellegrino e logicamente fece fortuna. Allora davanti ad Orazio ci mise la capanna un certo Alcide, ma siccome anche lui era romano lo chiamavano "i' sor Arcide" con la ERRE. Faceva certi spiedini di mazzancolle che pescava nello Staggia, che allora passava proprio di li, che causavano una fila di pellegrini in attesa. Invento anche 1'arrostoDOC che non vuol dire "di origine controllata" ma che vuol dire "diaccio e cardo" e lo serviva come lo volevano. Era fatto con un "Lucio e un rocchio, un lucio e un rocchio e cosi via, ma che il rocchio abbia tant'unto da dar l'unto al lucio e al rocchio". II problema piu grosso era quello del passaggio di truppe, che facevano piazza pulita di mazzancolle e di acqua San Pellegrino, naturalmente senza pagare. Allora i borghigiani misero una sentinella sul poggio di Bonizio, uno che ci vedeva bene, ma gli dettero anche un binocolo per vederci meglio. Appena questi vedeva soldati in arrivo, faceva un fischio, ed Orazio e Arcide, che tenevano sempre a portata di mano un paniere da vendemmia, arraffavano le mazzancolle, un po' d'acqua e scappavano sul poggio.
Un giorno si decisero di fare una chiacchierata con Bonizio, che era padrone del poggio. Gli dissero: "Senti, Bonizio, noi si vuole fare una fortezza e se ci dai il poggio, noi la chiameremo Poggiobonizio e capirai che e tutta pubblicità". Bonizio rispose che ci doveva pensare e sentire il parere del suo commercialista. Per fare prima, gli telefono ed il commercialista dette il suo benestare, con la condizione che la cifra di cessione doveva risultare inferiore al vero, senno la finanza gli mangiava tutto, come al solito. Andarono da un certo Miraldi, che faceva il notaro, che da tempo abitava in Borgo, fecero un bel contratto dopo di che dettero incarico a due grandi impresari che si chiamavano, uno Bussino (che cambio il nome in Lanfredini) e l'altro il Secco che veniva da Casole, fecero fare le mura e ci tornarono al più presto e da allora vissero felici e contenti.
Le Compagnie Vi sembrerà strano, in questo modo di vivere esasperatamente individualista, dove ognuno vive da se e per se, viaggia in auto quasi sempre da solo, non conosce e non frequenta, molto spesso, nemmeno il vicino di casa e talvolta neppure quello del o stesso pianerottolo, dico vi sembrerà strano poter concepire grandi gruppi di amici,più o meno numerosi, che si frequentano quotidianamente o quasi, nelle ore del dopolavoro e che, come un impegno fisso passano la Domenica e le feste comandate tutti assieme in paese, in Via Maestra per incontrare altri gruppi, stavolta di ragazze, per scambiare quattro parole, oppure, sciamando nei dintorni, scherzando fra loro, raccontandosi vere o false situazioni e avvenimenti, poi tutti d'accordo nella decisione di far merenda in qualche botteghina in aperta campagna. Ed invece era proprio cosi nel periodo degli anni '20 e '30. Se c'era la partita, allora tutti insieme alla partita, nel periodo delle corse dei Cavalli, tutti insieme al Tondo nella zona del prato, tirati a lustro per far bella figura con le ragazze. I ceti sociali non avevano nessuna importanza, anche se in quel periodo pochi erano i veri ricchi, proprietari terrieri o benestanti. La maggior parte della popolazione (in paese poco più di 5000 abitanti) era composta da famiglie di operai o di piccoli imprenditori o commercianti. E tutti insieme, nell'inverno, si andava al cinema alle cinque della sera e dopo cena, chi aveva il permesso per uscire e non tutti potevano farlo, dicevo dopo cena tutti allo stesso caffè. L'ho vissuto cosi quel periodo, con i miei tre o quattro amici per la pelle. Carlo, Claudio, Wallis, il sottoscritto e qualche altro ed eravamo cosi tanto legati fin dalle prime classi nei banchi di scuola a decidere di andare, almeno tre di noi (Wallis era gravemente ammalato) ad offrirsi volontari per la guerra di Spagna. Anche in quella occasione la cosa fu presa, da incoscienti, come se fosse una passeggiata domenicale a S. Lucchese. Si sognava magari incontri con splendide brune fanciulle spagnole. E trascinammo con noi in quella avventura, altri amici che gravitavano più o meno nella nostra sfera. Fortuna voile che essendo troppo giovani ci rispedirono tutti a casa, altrimenti, ci dissero, avrebbero dovuto portare in Spagna anche le mucche per allattarci. Cosi ci riferì uno dei Comandanti del Battaglione in formazione. Sarebbe stato logico precipitarsi per tornare a casa!! Niente affatto. Siamo stati sempre tutti insieme, a giro per due giorni in varie città per visitare il maggior numero di case-chiuse dell'epoca. Oggi vi posso dire che eravamo veramente degli incoscienti. Fin da piccoli nascevano le compagnie. Oggi li chiamano CLAN. Si formavano normalmente nella zona dove si abitava. Quello era il brodo di coltura. Per esempio, i ragazzini di Piazza Calda si ritrovavano in Piazza dei Polli a giocare a pallone. Quelli di Piaza del Teatro, nel Gioco del pallone. Numerosa era la schiera di quelli dei Fossi, che piu fortunati, avevano a disposizione uno spazio maggiore per giocare. Talvolta ci si scontrava con piccole scaramucce. Erano piuttosto conosciuti i fratelli Bulled di Piazza del Teatro, dodicenni abbastanza robusti da imporre ai suoi ed agli altri la loro legge, per modo di dire. L'organizzazione dei ragazzi delle varie zone veniva messa in evidenza in occasione del fuoco di San Lucchese e di Romituzzo. Ho visto con piacere, proprio in questo ultimo periodo, il ritorno a la tradizione del fuoco in spazi aperti, con materiale di recupero, alla vigilia della festa di San Lucchese e Romituzzo. Per noi, allora, era un compito da impegno massimo, onde superare in altezza la pira di legno, delle altre piazze. Sulla cima della catasta veniva issato un bamboccio di cartapesta di cui non ho mai saputo che cosa rappresentasse, ma cosi era. Da varie fonti si presume fosse una reminescenza di vecchi riti pagani. Si andava nelle campagne a raccattare tutto quanto poteva servire ad aumentare il mucchio. Carta e cartoni all'epoca non erano molto usati, ma vecchie casse di legno erano catturate appena individuate. Si andava in giro negozio per negozio con la solita domanda: "Da niente per il fuoco di San Lucchese?". Si rimediava qualche gruzzolo che serviva per l'acquisto di fascine di legna da ardere. Forse oggi lo stanno rifacendo i nostri dodicenni o quindicenni e mi fa molto piacere. Allora c'era spirito di gruppo, tant'e che, sia per raccattare legna o per chiedere contributi, si andava sempre in quattro o cinque. Si faceva leva sul fatto che eravamo conosciuti uno per uno e erano conosciute le nostre famiglie, e questo contribuiva, in molti casi a raccattare quei cinque o dieci centesimi, che ci sembravano molto preziosi. Ho cercato di far capire il meccanismo della formazione delle compagnie fra giovani e quale funzione sociale inimmaginabile avessero. Occorre, d'altro canto evidenziare che la nascita spontanea di questi gruppi non erano assemblate con precisi scopi. Molto recentemente ho avuta occasione di vedere affisso un manifesto mortuario nel quale la "Compagnia del Fischio" annunciava la morte di un loro componente ottuagenario, segno che della suddetta compagnia ci sono ancora in vita dei loro componenti, che d'altronde conosco personalmente. La "Compagnia del Fischio" era una delle più note in paese, formata da un gruppo eterogeneo per quanto riguarda l'estrazione sociale, tendenzialmente critici nei confronti del regime in vigore, alcuni addirittura contrari. Ed in paese lo sapevano tutti, tollerati nelle alte sfere, in quanto alcuni facenti parte di famiglie ben conosciute, e che in linea di massima, non era proprio il caso di fare questioni che avrebbero avuto ripercussioni nell'ambito paesano. Ci si conosceva tutti e ci sentivamo tutti come componenti di un solo nucleo familiare. Perché "Compagnia del Fischio"? Sapevano fischiare bene, forse erano intonati fischiando. II fatto e che si potevano permettere di fare serenate fischiando, il che non era facile, ma il gruppo numeroso riusciva nell'intento. Era uno dei tanti gruppi, forse il più numeroso, il che conferma quale legame ci univa fin dalla media età se non dalla più piccola. Mi diceva qualcuno, qualche giorno fa, che oggi sarebbe impossibile tornare a vivere come allora e ne condivido l'opinione ma ciò non toglie che, in un mondo diverso ed in un modo diverso di concepire l'amicizia a mio avviso era preferibile vivere in quel periodo. Arturo Puccioni II 29 settembre 1915 siamo all'inizio della Grande Guerra 1915/1918 ed il soldato Arturo Puccini scrive al fratello la lettera che sotto riportiamo. Descrive dettagliatamente, anche se con molta ironia, la vita dei soldati nelle trincee. Doveva essere di un carattere eccezionale se in una tragedia di quella portata invita a non stare in pensiero per lui che si ritiene al sicuro. Purtroppo pero il soldato Arturo Puccini moriva nell'Ospedale Militare di Asti, per ferite riportate in azione di guerra. Tenente Gino Pellegro Suali Fu il primo pilota d'aviazione di Poggibonsi e mi piace ricordarlo, anche per quanto ha fatto durante il servizio militare e per la fine che lo colse proprio 1'ultimo giorno della guerra 15/18. Era nato il 9 maggio 1891 da Vittorio e Teresa Martini, frequento le Scuole Tecniche a Siena e fu allievo del Convitto Domenge-Rossi di Firenze. Scoppiata la seconda guerra mondiale si arruolo volontario ottenendo la nomina a Sottotenente d'artiglieria. Nell'ottobre del '17 entrava a far parte degli allievi aspiranti nel campo scuola di Carneri. Ottenne il brevetto di pilota, partecipo al corso di acrobazia aerea all'aeroporto di Furbara e successivamente destinato alla 72° squadriglia da caccia. Viene aggregato alla squadriglia Baracca ed ottiene diverse vittorie abbattendo due apparecchi. Purtroppo la fortuna voile abbandonarlo proprio il 4 novembre, qualche ora prima della firma dell'armistizio, mentre tornava da un mitragliamento sulla linea del fuoco. Cadde nei pressi di Schio. L'atto di morte fu trascritto al Comune di Poggibonsi dal Sig. Gustavo Marri, Ufficiale di Stato Civile su segnalazione del Ministro della Guerra con referto medico dell'Ospedale da campo N° 0102. Poggibonsi ha avuto altri piloti di aereo in servizio militare. II Sergente Maggiore Terzo Fornai pilotava un Caproni da addestramento in Libia sopra all'aeroporto della Mellha a Tripoli, quando per una scivolata di ali si abbatte al suolo. Maggior fortuna ha avuto il Colonnello Luigi Gori Savellini il popolare Gigino di Mentana, che dopo numerose azioni di guerra poté ritornare in famiglia ed andare serenamente in pensione. Donne e fanciulli sdraiati sui binari a Poggibonsi, impediscono la partenza dei richiamati. Poggibonsi 26, ore 13. Ieri sera in Piazza Cavour ebbe luogo un comizio contro la spedizione di Tripoli. Parlarono Meoni ed altri. Stamattina alle 9 dovevano partire i richiamati della classe 1889, ma la partenza non e stata potuta effettuare perché numerose donne e ragazzi si sono sdraiati attraverso i binari. I Carabinieri non hanno potuto fare sgombrare i binari. La linea e rimasta ingombra ed il treno di Siena e partito con tre ore di ritardo. I richiamati non sono quindi partiti. Sono stati richiesti rinforzi di Carabinieri. La partenza e stata rimandata a stasera alle 16. Ritorna la calma. La partenza dei richiamati. Poggibonsi 26. Faccio seguito alla mia corrispondenza di stamani. Contrariamente alle mie previsioni la turba dei ragazzi guidata da poche persone, ha imposto la chiusura di tutti i negozi. Per timore di nuovi disordini avvertiti telegraficamente, sono stati chiamati circa 60 militari, parte da Siena e parte da S. Gimignano. Alle 15 il socialista Gennarini in Piazza Cavour, alia presenza di pochi compagni ha pronunciato poche parole per ridurre alla calma i dimostranti, pregandoli a non ripetere i fatti vandalici di stamani. Dalle pagine interne: 26settembre 1911 Come si sono svolti i fatti a Poggibonsi. Vi mando per espresso, poiché non mi e stato possibile telefonarvi a causa della censura, i particolari di come si sono svolti i fatti. Promosso dal Circolo Socialista e dal Circolo di Studi Sociali ebbe luogo ieri sera in Piazza Cavour un pubblico comizio di protesta per la spedizione Tripolina. Parlarono gli oratori Vittorio Meoni di Colle, Gennarini e Rinaldi di Poggibonsi, socialisti e 1'anarchico Marconi. Dopo un guazzabuglio di votazioni per approvare o no lo sciopero generale in paese, fu sciolto il comizio senza aver presa alcuna deliberazione in proposito, poiché anche gli stessi capipopolo furono discordi fra loro; cosi i presenti tutti si sciolsero senza aver capito cosa si dovesse fare per il giorno d'oggi. Stamani col treno delle 9 dovevano partire per Siena i richiamati della classe 1889 e le entrate della stazione erano custodite dai Carabinieri acciocché la folla non potesse invaderla. Pero all'arrivo del treno i dimostranti in numero di circa 2000 compresi un'infinita di ragazzi e molte donne, sforzando un cancello che da accesso al piazzale di carico, hanno invaso la stazione. Con grida e proteste hanno tentato di impedire che i richiamati salissero in treno, ma non essendo riusciti in questo hanno ostruito con pali, traverse di legno e rotaie il binario, per impedire la partenza del treno. I Carabinieri in numero esiguo, hanno cercato di allontanare la folla per sgombrare il binario, ma i dimostranti armati di randelli hanno impedito ad ogni costo che fossero rimossi gli ostacoli. Allora il funzionario di PS. con abile mossa per impedire che avvenissero serie complicazioni hanno ordinato ai richiamati di scendere dal treno; pero la folla che aveva invaso l'intero piazzale ferroviario e che stava a guardia degli ostacoli, non cedendo alle parole del Delegato e del Tenente dei Carabinieri non si e mossa dal posto che occupava finche non e stata certa che i richiamati non partissero altrimenti. Dopo di che e stata sgombrata la linea ed il treno per Siena e partito con 85 minuti di ritardo. Mentre scrivo una turba di ragazzi usciti dalla stazione, con randelli, tenta di far chiudere i negozi; credo pero che non riusciranno nel loro intento. E queste sono le proteste serie e dignitose della popolazione di Poggibonsi: e giusto che tutti si debba provare un senso di rincrescimento e di dolore pensando ai nostri fratelli che possono arrischiare la vita in un'impresa militare, ma non e giusto pero, si trascenda ad atti vandalici ed inconsulti per un paese civile come il nostro. Al treno delle 16 per Siena sono partiti i richiamati accompagnati alla stazione dalla solita turba che si e limitata ad emettere grida di protesta. Per domani sciopero generale: il paese presenta un aspetto calmo, qua e la capannelli di persone commentano i fatti di stamani. Dirigono lodevolmente il servizio di P.S. il Delegato Antonioli di Siena e il Delegato Cav. Moretti di qui. Vi terrò minutamente informati di quanto accade. Ancora dei fatti di Poggibonsi L'assoluta inerzia delle Autorità Poggibonsi 27. L'Avv. Pietro Casini ci scrive da Poggibonsi. "Ill.mo Sig. Direttore Leggo nel numero 270 de "La Nazione" la narrazione dei deplorevoli fatti che ieri si svolsero in questo paese e per la verità tengo a farle sapere, che tutta la parte seria e ben pensante del paese, ha parole di vero rammarico per la deplorevole incuria dell'Autorità superiore la quale, sebbene avvisata fin dalla sera prima e sollecitata dal nostro solerte Delegato, per l'invio di rinforzi, non mando che quattro o cinque Carabinieri i quali, in unione ai pochi qui di stazione, dovettero assistere impotenti agli atti vandalici e selvaggi dei quali vi scrisse il vostro corrispondente ordinario, il quale pero non poteva prevedere che i facinorosi e sicuri dell'impunita, in paese armati di grossi randelli, minacciando i pacifici cittadini e imponendo la chiusura dei negozi, gettando cosi il paese in mano degli anarchici: si diressero poi all'Ospedale Civico, scavalcando il muro di cinta, perché erano stati chiusi i cancelli ed esigendo la sospensione del lavoro da parte di alcuni operai addetti ai lavori di ampliamento dell'Ospedale stesso, mettendo lo spavento ai poveri ammalati. Aggiungo che alla ferrovia furono percossi, feriti e vilipesi due Carabinieri e si dice che i feritori furono riconosciuti, pero finora non e stato fatto nessun arresto e qui tutti sono nauseati dal procedere inconcepibile dell'Autorità superiore, che dopo aver abbandonato il paese, in mano alla teppa per molte ore, non ha ancora osato prendere provvedimenti contro i ben noti agitatori e sobillatori, i quali permisero la partenza dei richiamati alle ore 16, solo quando seppero che era giunta da Siena una Compagnia di fanteria. Per la verità che, tanto il nostro Delegato Cav. Moretti, il Tenente di CC.RR. di Colle ed il Maresciallo comandante la nostra stazione hanno fatto del loro meglio per evitare guai maggiori". Una protesta dei ferrovieri Poggibonsi 26 ore 21. "I ferrovieri della stazione di Poggibonsi, indignati per l'assurdità della notizia, divulgata dal "Fieramosca" circa il loro proteso sciopero, mi pregano di smentire recisamente per mezzo di codesto giornale, la bomba originale del foglio di Piazza Madonna. Anzitutto il personale di questa stazione, nessuno escluso, si presto per calmare gli animi eccitati della popolazione e perché il servizio si svolgesse nel miglior modo possibile, onde non avvenissero disgrazie; posso assicurare anche, che nessuno dei detti impiegati si mosse dal suo posto, ne fuggi benché oltraggiato e provocato dalla folla armata di potenti bastoni. Tanto per la verità. Per ora niente di nuovo: il paese e tornato perfettamente in calma; si spera che domani gli operai tornino al lavoro". Fin qui riporto gli articolo de "La Nazione". Ma cosa era successo. II Governo presieduto da Giovanni Giolitti aveva deciso di provvedere all'annessione della Libia, per seguire la politica coloniale che veniva svolta da tutte le Nazioni Europee. Quindi dopo la fallimentare campagna di Eritrea, si cercava il riscatto in Libia. "Tripoli bel suol d'amore " si cantava, ma tutti non erano d'accordo, in particolare i socialisti ed anarchici, che non potendo ostacolare i progetti dei governi liberali e conservatori in parlamento, cercavano di sollevare la piazza. Per la spedizione in Libia il Governo aveva richiamato alcune classi ed anche a Poggibonsi pervennero cartoline di richiamo. La protesta fu montata con un comizio, come avrete letto, ed il giorno dopo, specie familiari dei richiamati e protestatari in genere si affollarono alla stazione. II seguito a tutto cio furono numerosi arresti ai quali seguirono diverse condanne, fra le quali quelle di una donna, di cui non ricordo il nome, autrice sembra del ferimento di un Carabiniere. Tutta la stampa nazionale si occupo del caso ed ebbe tanta risonanza che per molto tempo, Poggibonsi fu ritenuto un paese sovversivo. Durante la successiva prima guerra mondiale' 15-' 18 i Poggibonsesi sotto le armi, erano continuamente e scrupolosamente segnalati ai vari Comandi, circondati cosi, da un alone di sospetto come potenziali sovversivi. Occorre anche dire, che il giorno dopo fu proclamato, come al solito, l'immancabile sciopero generale, ma questo coinvolse tutta 1'Italia e non solo Poggibonsi e come al solito senza nessun risultato concreto. Successivamente furono effettuati numerosi arresti. Indubbiamente il più strano fu quello di "Caterina di Pierone", al secolo Caterina Lotti coniugata Guercini, la quale era in stato interessante, al settimo mese di gravidanza. Cosa aveva fatto la nostra Caterina. Si dice che avrebbe preso a "granatate" il macchinista del treno, che era un certo Maioli di Castellina Scalo. Non conosco la struttura fisica di Caterina, a con una gravidanza cosi avanzata non credo che avesse tanta forza da mettere in difficoltà il ferroviere. Certo, unita ad altre munite di scopa e randelli, la cosa cambia aspetto. Uno studio accurate di Mario Caciagli nel suo trattato su "Lotta politica in Valdelsa" pubblicato nel 1990 a cura della "Società Storica della Valdelsa" ci riporta i nomi degli imputati di Poggibonsi, con le relative condanne. Gennaro Gennarini condannato a venti mesi di reclusione; Giuseppe Marcori, 19 mesi; Angelo Barucci, 18 mesi e quindici giorni; Lorenzo Fusi, Vincenzo Fusi, Primo Carli, Giuseppe Ravenni e Ferruccio Arnecchi, 16 mesi e quindici giorni; Cesare Frilli, Decio Baldini, Luigi Antichi, Ferdinando Lorini, Saverio Vigni, Giuseppe Dainelli, Tommaso Bazzani e Pasquale Brogelli 13 mesi e quindici giorni; Angelo Bruni, 12 mesi e venti giorni; Belisario Mascagni, Caterina Lotti, Vittoria Lorini, Assunta Barucci, Emilia Bracali, Paolina Spannocchi, Assunta Raspollini, Giuseppe Barucci, Giovanna Lorini, dai sette agli undici mesi con la condizionale. Si conclude cosi la manifestazione dei Poggibonsesi, che non ottennero se non condanne, anche se lievi, portandosi dietro pero, la nomea di sovversivi. E questo marchio se lo portarono dietro per tanti anni. |