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"L'anno millenovecento ventuno anni sedici di febbraio a ore undici e minuti trenta, nella Casa Comunale. Avanti di me Gustavo Marri, impiegato Comunale delegato dal Sindaco con atto 8 novembre 1920, approvato Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Poggibonsi, sono comparsi: Rinaldi Rutilio di Augusto di anni quarantasette, falegname domiciliato in Poggibonsi e Montereggi Dante di anni quarantotto domiciliato in Poggibonsi, i quali mi hanno dichiarato che a ore diciotto e minuti trenta di ieri, nella casa posta in Via Vittorio Emanuele al numero ventidue e morto Dario Frilli di anni diciotto, stagnino, residente in Poggibonsi, nato in Poggibonsi, da Francesco, stagnino, domiciliato in Poggibonsi e da Marini Battistina Ida, domiciliata in Poggibonsi, celibe. A questo atto sono stati presenti questi testimoni: Anichini Ugo, fu Angiolo di anni quaranta, scalpellino, Pogni Ulisse di Giovacchino di anni cinquantadue, scritturale entrambi residenti in questo Comune. Letto il presente atto a tutti gli intervenuti l'hanno sottoscritto. Firmato: Montereggi Dante, Rutilio Rinaldi, Anichini Ugo, Ulisse Pogni. L'Ufficiale di Stato Civile: G. MARRI..."
Fin qui I'atto di morte ufficiale. Ora prendiamo in esame la stampa. Dal giornale «La Vedetta Senese» del 16 febbraio 1921 rileviamo:
UNA VIOLENTA ESPLOSIONE CHE UCCIDE UN OPERAIO.
«POGGIBONSI 15. Circa le ore 14, una forte esplosione ha fatto sussultare le case vicine al laboratorio di trombai e stagnari fratelli Frilli, nella via provinciale Senese. Alla violenta esplosione, che proveniva dal laboratorio Frilli, sono accorse alcune persone le quali hanno trovato un gran fumo nell'officina, i vetri delle finestre spezzati e esanime per terra il giovane diciottenne Frilli Dario di Francesco, che perdeva copiosamente sangue da varie ferite alla faccia, ed una mano che aveva completamente asportata. Particolare doloroso; per la stanza erano sparse le dita della mano sinistra dell'infelice giovane. D'urgenza, la Pubblica assistenza ha portato alPospedale il ferito e qui il Prof. Triglia ha dato al Frilli tutte le cure che la scienza in simili casi, insegna, ma ha rilasciata un referto gravissimo, infatti l'infelice poco dopo e morto. Sul posto per le constatazioni di Legge si sono recati il Commissario di PS. Maiaco ed alcuni militi dei Carabinieri».
Dal giornale «La Martinella» del 19 febbraio 1921 rileviamo:
LUTTO SOCIALISTA
«Quest'oggi mercoledì hanno avuto luogo in forma civile i funerali del compianto compagno Frilli Dario, di anni 18, morto ieri in tragiche circostanze. II corteo imponentissimo ed al quale hanno partecipato le rappresentanze di tutte le associazioni politiche ed economiche, con vessilli e ghirlande di fiori ha attraversato la principale via del paese fra due fitte ali di popolo commosso. Al cimitero hanno detto brevi e commosse parole di cordoglio i compagni Salvi, Carlucci e Landozzi a nome degli amici, Rinaldi Rutilio portando il ringraziamento della famiglia. A quest'ultima, cosi crudelmente colpita dalla sventura, vadano le sincere condoglianze dei socialisti Poggibonsesi. P.S.: Aggiungiamo le condoglianze nostre per la famiglia tanto colpita dalla perdita repentina e dolorosa del loro caro ottimo e attivo, sebbene giovane compagno».

Sono inevitabili alcune considerazioni, confortate da notizie raccolte qua e la in paese, che davano il Frilli Dario, morto in seguito allo scoppio di un ordigno che stava confezionando. Si dovrebbe consultare il referto medico rilasciato dal Prof. Triglia, ma che ci viene anticipato dall'articolo pubblicato dalla «Vedetta Senese» che parla di ferite alla testa di una mano completamente asportata e di dita della mano stessa sparse in tutto il laboratorio. Non vi potevano essere altre cause per causare una cosi tremenda esplosione, che "ha fatto sussultare le case vicine al laboratorio del Frilli" che facevano i trombai e gli stagnari e normalmente artigiani di questi settori non hanno materiali esplodenti. Occorre per6 anche ricordare il clima politico del momento continuamente in fibrillazione per cause diverse, come l'atteggiamento dei socialisti verso il clero ed i cattolici, ma soprattutto dall'impegno da assumere nei confronti delle altrettanto violente squadre fasciste. La scissione poi, del partito Socialista nel congresso di Livorno, con la costituzione del Partito Comunista, avvenuto pochi giorni prima (21 gennaio 1921), aveva dato nuova linfa alla parte più radicale del socialismo. Tutta la famiglia Frilli era notoriamente socialista, ma come spesso accade, i giovani sono i più inclini ad afferrare posizioni estremiste. Quindi niente meraviglia se il Dario Frilli stesse confezionando un ordigno per usare come difesa o come offesa verso gli avversari politici ed in quel momento non ve ne erano pochi. Che gli intenti del Frilli erano quelli di fabbricare un ordigno per mettersi in luce nei confronti dei compagni di partito per usarlo alla prima occasione, conclusa pero tragicamente, ci viene confermato dal giornale «La Martinella». Premesso che la maggioranze Poggibonsesi politicamente erano per la sinistra, che 1'Amministrazione Comunale era totalmente di sinistra, che la famiglia Frilli ricopriva nella sinistra un ruolo determinante, che quanto avvenuto, e tutti lo sapevano che il Frilli stava preparando un ordigno, veniva condiviso dalla maggioranza, lo dimostra il corteo funebre imponentissimo, con le rappresentanze di tutte le associazioni politiche ed economiche (tutte di sinistra), le ghirlande di fiori e le due fitte ali di popolo commosso. Poi le parole di cordoglio pronunciate al cimitero per un ragazzo, in definita di 18 anni, che oggi sarebbe un uomo, ma a quell'epoca era da poco che si era tolto i calzoni corti, che politicamente non poteva rivestire nessuna carica partitica avendo davanti e prima di lui, tutti i propri familiari più anziani, quindi nessuna leadership, era il pervicace progetto da parte dei politici, di farne un martire, come se fosse stato ucciso da avversari ideologicamente contrari e non da un ordigno che stava preparando, forse per mettere in atto qualcosa di veramente terribile, visto il risultato della deflagrazione. Quindi lo possiamo classificare un terrorista a tutti gli effetti. Di quel periodo non ci meraviglia niente, e quindi neppure l'atteggiamento del Commissario di PS. Dott. Maiaco, che recatosi sul posto non ha evidentemente fatto nessun rapporto all' Autorità Giudiziaria, in quanto non c'e stato, nessun seguito indiziario e neppure la visita di alcuni militi dei Carabinieri ha dato seguito a successive indagini. Ma se pensiamo come agivano in quel clima, sia la PS. che i Carabinieri, pochi come numero, assolutamente senza alcun appoggio, sia dai loro superiori, che dalla cittadinanza, ritenuti da questa servi del potere, e nello stesso tempo e con le mani legate da una politica senza precise direttive. Quindi l'impossibilita di occuparsi a fondo del caso per non determinare incidenti, per tenere calma la popolazione ritenendo la migliore soluzione quella di ignorare cosa era avvenuto ben conoscendo la dinamica del caso. E tutto e stato messo a tacere, se non che a quaranta anni di distanza, sempre un'Amministrazione Comunale di sinistra guidata da diversi anni, da un Frilli, primo Sindaco del dopo guerra e ancora Sindaco in successive elezioni comunali, per evidente piaggeria politica, viene deciso di intitolare una piazza al dinamitardo Dario Frilli. Vorrei che i cittadini di Poggibonsi conoscessero chi era Dario Frilli e giacche ci siamo, conoscessero anche chi era Pietro Borghi e cosa aveva fatto per il suo paese, avendo avuto l'onore di vedersi intitolata una via paesana. Evidentemente questo paese non ha avuto nell'arco di 1.000 anni personaggi di rilievo da potergli dedicare una piazza o una via, visto a chi sono stati intestati. Sono certo pero che tra non molto questi nominativi senza alcun che alle spalle, verranno sostituiti da personaggi di tutt'altro rilievo. Me lo auguro. PS.: Certo il nome Dario Frilli non porta molta fortuna e da luogo, oltretutto a casi che presentano a molti interrogativi. Mi riferisco ad un Dario Frilli, parente del precedente, anch'esso comunista che nel periodo dell'occupazione tedesca, anziché rispondere al bando della Repubblica Sociale, si arruolo nei partigiani. Quel che e strano, sta nel fatto che un rastrellamento effettuato nella zona di Montemaggio nel 1944, da parte della Guardia Repubblicana Fascista, sorprese un gruppo di partigiani, che secondo la legge, furono passati per le armi, sul posto. Si salvarono un certo Meoni, che si dette alla fuga e non fu raggiunto dalle scariche di mitra ed ugualmente si salvo Dario Frilli, che in quell'occasione era a guardia, di un Ufficiale Tedesco catturato dai partigiani in una fattoria vicina. Sembra che il salvataggio sia avvenuto cosi: fu richiesto chi fosse Dario Frilli fra quelli che stavano per essere fucilati, ed invitato a salire su un camion dei fascisti e che successivamente fu portato in salvo, mentre tutti gli altri venivano fucilati sul posto. Cosa dobbiamo pensare? La storia che ci ha raccontato il Meoni, nel suo libro sui fatti di Montemaggio, a mio avviso andrebbe completamente rivista, per conoscere i retroscena di questo eccidio di ben diciannove partigiani, di cui quattro di Poggibonsi. Vecchia frase. Aiposted l'ardua sentenza.
Vecchie targhe automobilistiche
Per puro caso ho trovato una targa automobilistica del 1921. Era in dotazione ad una vettura BIANCHI berlina di proprietà della Famiglia di Giovanni Mezzedimi, abitante allora come ora, in via Pisana. La targa si compone di due numeri divisi da un trattino. II primo numero di colore rosso si riferiva al numero della Provincia, mentre il secondo di colore nero si riferiva al numero di vetture immatricolate fino a quella data. Sappiamo cosi che nel 1921 in provincia di Siena vi erano soltanto 574 automobili.