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"Al repertorio n° 1126 delle compre e vendite del Comune di Poggibonsi si legge quanto segue: "Regnante Sua Maestà Vittorio Emanuele III per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d'Italia (era la formula di tutti gli atti ufficiali). L'anno 1911 e questo di del 3 del mese di Gennaio in Poggibonsi in una sala del Palazzo Municipale posto in Piazza Cavour al civico numero UNO. Avanti di me Cav. Avv. Pietro fu Enrico Casini, Regio Notaro, alla presenza dei Sigg.ri Aristodemo fu Luigi Rinaldi, donzello comunale e Marri Gustavo di Agostino, impiegato comunale, testimoni a me noti, sono comparsi: il Sig. Dott. Giuseppe fu Marco Delle Case, Assessore facente funzione di Sindaco del Comune di Poggibonsi e di questi legittimo rappresentate, possidente (il Sindaco era il Cav. fu Angiolo Cappelli) i Sigg. Capitano Attilio Cav. Dott. Vittorio e Cav. Vincenzo fu Giuseppe Vanni, possidenti ed il Sig. Antonio fu Pietro Marzi, possidente con la Sig.ra Tommasina fu Raffaello Mugnaini, vedova del fu Pietro Marzi, possidente, i quali mi hanno narrato: come amministrazione Comunale di Poggibonsi, preoccupata per 1'igiene dell'abitato del nostro paese, nel centro del quale e sito il Piazzale Mazzini ove settimanalmente vengono esposte centinaia di animali suini e vaccini emanando emanazioni insalubri ed anche dell'insufficienza di detto piazzale che si riscontra in giorni di fiere, deliberava di costruire un nuovo piazzale al di la del nuovo alveo del Torrente Staggia in prossimità della via dei Mori, che corrispondesse per una maggiore ampiezza alle esigenze del progrediente movimento commerciale ed agricolo per la sua posizione alla comodità, ed alla igiene pubblica. A tal fine venne a trattative di comprare del terreno occorrente per la costruzione del su indicato piazzale con i diversi proprietari fra i quali i Sigg. Vanni e Marzi che si mostrarono disponibili a vendere la parte dei loro fondi al prezzo di L. 1 al metro quadro ivi compreso raccolti pendenti, calorie ecc. in una area di terra lavorativa, vitata, posta in luogo detto Borgaccio della superficie di mq. 10607.05. Idem della superficie di mq. 7162.73. Inoltre promette e si obbliga il Dott. Giuseppe Delle Case nella rappresentanza del Comune di recingere il nuovo piazzale, con una rete metallica dell'altezza non minore di metri due munita alla sommità di un filo spinato e di mantenere detto riparo a spese del Comune in buono stato". Analogo contratto viene stipulate lo stesso giorno, con le stesse clausole, pero con i Sigg. Pietro fu Tommaso Bugli, possidente ed i Signori Ferdinando fu Michele Dei e Michele di Ferdinando Dei (in parole povere padre e figlio), agricoltori, per la cessione, sempre al prezzo di L. 1 al mq. di un terreno di mq. 5595.94 e di un altro appezzamento di mq 7755.44. In conclusione il Comune acquisto mq 31121 per destinarlo come piazzale per la Fiera. Fra le curiosità dell'atto sta il fatto che Ferdinando Dei non firma perché si dichiara "illetterato ", cioè non sapeva leggere e scrivere. In realtà questa e la nascita del "TONDO". Gli amministratori dell'epoca furono evidentemente molto scaltri. Deliberarono in Consiglio Comunale che era necessario un nuovo piazzale per le Fiere, richiesero ed ottennero 1'autorizzazione prefettizia, ottennero il benestare dei venditori concordandone il prezzo ed arrivarono a concludere 1'affare. Nessuno ci può dire se, nella mente di tutti gli amministratori, nella convenienza dei venditori, insomma in tutti i componenti dell'affare, non esclusa la Prefettura, ci sia stata la precisa volontà di arrivare a tutto questo per dotare Poggibonsi di un meraviglioso ippodromo. Perché dico questo? Perché a distanza di appena 20 mesi abbiamo due cronache che abbiamo il piacere di riportare integralmente. La prima e del 6 settembre 1912 dalla "VEDETTA DI SIENA" che ci da una precisa e dettagliata presentazione, non solo delle riunioni che avranno luogo, ma anche il regolamento di dette gare. Cronaca delta Provincia. Corse di cavalli a Poggibonsi 6 settembre 1912. E sorta a Poggibonsi una Società per le Corse, la quale, dopo aver provveduto alla costruzione di un nuovo grandiose ippodromo, ha indetto due riunioni di corse con il seguente programma. Corse al galoppo alla romana per cavalli di ogni età, razza o paese, montati da Fantini, divise in due batterie. I primi due arrivati di ogni batteria correranno la decisiva. Due giri di pista. Metri 1200 circa. Primo giorno 8. settembre 1912. L. 675 e bandiera complessivi. (300 e bandiera -150 -100 - 75) L. 50 premi di batteria. In ciascun giorno di corse al primo arrivato di ogni batteria sarà data una ricompensa speciale di L. 25. Se il numero dei cavalli iscritti sia superiore a 12, la corsa sarà divisa in tre batterie e verrà aggiunto un premio di L. 60 e L. 50 per la corsa decisiva. In tal caso i premi di batteria saranno tre di L. 25 ciascuno e complessivamente L. 75 per giornata. Le iscrizioni per le Corse al Galoppo dovranno essere dirette per lettera o telegramma alla Direzione delle Corse in via Vittorio Emanuele n° 50. Per ciò che concerne le corse stesse prendasi cognizione delle modalità stabilite dal Regolamento. Corsa di consolazione -1. 110 (60 - 50) per i cavalli che non siano stati premiati nella giornata. secondo giorno - 10 settembre 1912 terzo giorno - 15 settembre 1912 Corse al trotto Nello stesso ippodromo avranno luogo le corse al trotto nei giorni 29 settembre e 1° ottobre 1912 con L. 3000 di premi complessivi. La Commissione esecutiva della Società delle corse e composta dai signori Bianchi Antonio, Casini Antonio, Chellini Luigi, Delle Case Dott. Giuseppe, Pieragnoli Galeno e Tesi Santi. Successivamente nel numero dell'11 settembre 1912, datato da Poggibonsi giorno 9, sempre sulla «VEDETTA DI SIENA» si legge: "Con straordinario concorso di popolo, si inauguro ieri il nuovo vasto ippodromo con importanti corse al Galoppo. Vi era tanta gente che 1'incasso supero ogni previsione sommando quasi 3500 lire. Domani essendovi ancora la Fiera, si ripeteranno le corse con nuovi cavalli e cosi sarà fatto domenica prossima. Le trattorie e gli alberghi hanno fatto ottimi affari avendo i loro conduttori, con molta opportunità , mantenuto prezzi in modici limiti. Nessun incidente ha turbato la festa". Quindi e sicuramente accertato che la prima riunione di corse fu il giorno 8 settembre 1912, di domenica, mentre la seconda riunione si svolse il giorno della Fiera di settembre e cioè il giorno 10. La terza, come programmata avvenne la domenica successiva, cioè il 15 settembre del 1912. Non siamo maligni, ma siamo dell'avviso che la «SOCIETA DELLE CORSE» che si occupo della costruzione delle infrastrutture, recinzioni, tribunette in legno, stallaggi e quant'altro, doveva essere proprio sul piede di guerra in attesa del benestare del Comune per iniziare quanto indispensabile per arrivare in cosi breve tempo all'inaugurazione del complesso. Se poi vogliamo avere altra conferma della febbrile preparazione e realizzazione di tutto questo, lo si può vedere anche dalla immediata produzione di cartoline pubblicizzanti un ricostituente, a cura della Farmacia Del Zanna, con l'immagine dell'ippodromo 1912. E non vi dice nulla il fatto che in data 22 giugno 1911 a soli sei mesi dall'acquisto del terreno, il Comune concede in uso alla Società delle Corse il piazzale "destinato a fiera delle bestie e situate lateralmente alla via dei Mori" proprio per la costruzione di un Ippodromo. Ed inoltre occorre rilevare che nella Commissione Esecutiva della Società delle Corse, uno dei componenti era proprio il Dott. Giuseppe Delle Case, Assessore incaricato dal Sindaco Cappelli, di procedere per conto del Comune alla stipulazione dei contratti di acquisto dei terreni, che abbiamo su indicato. Insomma era mobilitato tutto il paese. Ma le ragioni erano molteplici. Cercheremo di spiegarle al meglio. II cavallo, ancora nei primi anni '20 era sempre il mezzo più rapido di trasporto, escludendo il mezzo ferroviario, non ancora pero diffuso in maniera da soddisfare le esigenze dei piccoli centri. I barrocci lavoravano in pieno per il trasporto merci, mentre le carrozze e calessi erano impegnati a soddisfare le richieste del trasporto persone. II calesse in particolare, con un buon cavallo, era un segno di distinzione di molte famiglie, mentre ad altri serviva esclusivamente per lavoro, come per esempio, i sensali di merci e bestiame. Gli appassionati, poi, ed i fanatici amanti del cavallo, si dilettavano con 1'uso della baracchina un calesse più leggero ed anche più elegante. Erano dei veri e propri modelli fuori serie, con piccole modifiche personali che servivano a distinguersi. Molte erano in paese, le stalle, disseminate un po' ovunque, in particolare nella zona dei Fossi ed in via delle Conce. La necessita dell'uso del cavallo, per lavoro e per trasporto, oltre che per passatempo, si era trasformata in passione vera e propria, come d'altronde si verifico con 1'avvento dell'auto in una conseguente passione per i motori. La costituzione nel 1912 della Società per le Corse era stata la conseguenza logica di quanto ho appena accennato. II cavallo cosi veniva usato come evasione festiva. Le poche cronache del tempo riportavano fra 1'altro, notizie di corse di cavalli in importanti ippodromi nazionali ed esteri, raggiungibili pero con non poche difficoltà, oltre che con spese notevoli, sostenibili da pochi fortunati. Firenze e Pisa erano i piu vicini. Ed allora si penso bene di farsi un ippodromo in casa. Erano sicuramente fanatici, il gruppo che sostituì presso il notaio Casini la Società. Vi erano alcuni elementi di famiglie facoltose e benestanti del paese, che oltretutto non guastavano in considerazione delle spese che si sarebbe dovuto sostenere, ma non mancavano elementi popolari, questi ultimi, a mio avviso, addirittura più fanatici ed appassionati per il cavallo. E sempre accaduto che chi accudisce gli animali, parlo degli stallieri o degli addetti alle piste, amino piu le bestie dei padroni di queste. Ricordo che avevamo una stalla con diversi cavalli da trasporto. Mio nonno faceva il barrocciaio ed animo di commerciante com'era, la domenica metteva un banco in piazza del Comune, per vendere finimenti per cavalli. La stalla era in via della Rocca. La mattina legavano i cavalli fuori della stalla per fare "brusca e striglia". Si facevano capannelli, specialmente di ragazzini, come farebbero ora attorno ad un'auto particolare. Poi si mettevano a correre per le strade, con un frustino o un bacchetto qualsiasi in mano, ed imitando i fantini si davano solenne pacche sul sedere. Sia ben chiaro, sul proprio sedere, come se ciò servisse a farli correre di più. Ma imitare i grandi e sempre successo, per i più piccoli. La conseguenza logica di questo interesse per quello che riguardava il nobile quadrupede, fu 1'enorme successo delle riunioni di corse, che seguirono negli anni. Vogliamo analizzare questo successo e spiegarcelo. L'interesse dei paesani e facilmente spiegabile. Era un avvenimento unico e fortunatamente ripetibile. Nella zona in un raggio di cinquanta chilometri non esisteva una struttura simile. La possibilità di poter rientrare in serata al proprio domicilio, grazie alla ferrovia fu un invito per tutti i cittadini dell'intera Valdelsa, fino ad Empoli, oltre che da Siena, città che porta da sempre, nel sangue, la passione per il cavallo. Le riunioni si svolgevano fra la fine di maggio ed i primi di giugno, proprio quanto i gelsi perdono in grande quantità la loro lanuggine che imbiancava tutta la zona dei Mori. Si sceglieva la domenica, oltre che le feste infrasettimanali, come il Corpus Domini o 1'Ascensione, se non erro, il tutto complessivamente per quattro riunioni. Talvolta si correva anche a settembre. Abbiamo accennato alla prima riunione dell' 8 settembre 1912 ed abbiamo documenti comprovanti che anche il secondo gruppo di riunioni fu fatta di settembre con inizio il giorno 28. Altri documenti provano che nel 1915 si inizio il 9 maggio. Consuetudine che e stata poi rispettata negli anni. I cavalli venivano fatti affluire da Firenze e da Pisa per la maggior parte, ma vi erano anche cavalli presentati da compaesani o da appassionati del comuni vicini. Un anno anche il mio babbo presento un cavallo di nome Isolino, ma non ricordo se ebbe un qualche successo. Ho una foto a circa quattro anni in groppa ad Isolino ed alla briglia mio zio Ugo. Nella cronaca si accenna ai premi in denaro, ma si dimentica, che al primo della finale veniva consegnata la famosa bandiera. Era un gagliardetto, spesso di colore cremisi o blu, con frange dorate, con lo stemma della Società e la data in lettere d'oro, ricamate a mano. Fin dalla prima riunione funziono il totalizzatore, che pero non ebbe grande fortuna nelle ultime riunioni. Orlando Dario Macchi ed in sella Vasco Macchi. II cavallo si chiamava "Isolino" II pubblico gremiva le tribune che flancheggiavano la pista, nello stesso spazio dove si trova 1'attuale tribuna centrale. Anche allora 1'intera tribuna si divideva in tre parti. La centrale vera e propria, con prezzi più alti, ma che riservava una seggiola per gli spettatori. Le due tribunette laterali a più gradoni, che servivano anche per sedersi. II prezzo popolare veniva praticato per 1'accesso all'enorme prato centrale in mezzo alla pista. Non mancavano servizi di buffet, panini, gelati e dolci. La pista era di 612 metri e veniva ripetuta due volte talvolta anche tre. Ma non solo i cavalli vi correvano. In una corrispondenza del 3 giugno 1928 leggiamo dal libro di Romano Grazi, che si e svolta una riunione ciclistica al Tondo con la vittoria di Girardengo e Negrini. Non era un caso sporadico, perché in occasione del dopo "Giro d'ltalia" quasi ogni anno si effettuavano riunioni con i campioni che avevano appena terminate il giro. La pista veniva opportunamente preparata e non presentava difficoltà di sorta. Sono state fatte anche sfide singolari, fra ciclisti e guidatori di cavalli al trotto. Dopo guerra si e svolta una gara di scooter, purtroppo sfortunata per un concorrente, data la difficoltà della pista troppo interrata. Dopo di che non abbiamo avuto altre manifestazioni di un qualche rilievo. II Tondo e stato occupato interamente dal calcio e definitivamente, il che ha comportato la quasi completa distruzione della pista. Se ritornassero i vecchi amministratori, autori di quella operazione che porto alla creazione del grandiose ippodromo, penso che non solo sarebbero delusi, ma certamente indignati in quanto i loro eredi non sono stati capaci di portare avanti una cosi promettente iniziativa. Colpa dei tempi, purtroppo.