Nei primi anni del 1900 fu costituita a
Firenze la «Società Anonima Casa Vinicola
del Chianti Fassati». I soci fondatori furono
il Comm. Luigi Bizzozzero, il Marchese
Giuseppe Fassati ed il Comm. Ercole
Brambilla, che rivesti anche la carica di
Amministratore Delegate
Si gettarono le basi per la realizzazione di
un impianto per la raccolta,
l'invecchiamento e la commercializzazione
del vino della zona del Chianti.
La prima fase dell'imponente complesso
entro in funzione nel 1908, con una
superficie occupata di 26.000 mq ed arrivo
ad una capacita di oltre 40.000 ettolitri, giù
nel 1914. L'immediato dopo guerra '15 - '18 dette luogo ad una richiesta notevole sia del mercato
interno che del mercato estero. Fu quindi indispensabile ampliare gli impianti gia esistenti, che furono
portati ad una capacita di oltre 80.000 ettolitri, con una superficie fra coperta e piazzali di 50.000 mq.
La nuova cantina fu inaugurata 1' 8 maggio del 1924 con una cerimonia alla presenza di autorità regionali
e nazionali, culminata con l'ingresso negli stabilimenti del primo treno merci, che raccordava gli
impianti, con la stazione delle Ferrovie dello Stato. Ciò consenti un miglior collegamento con i mercati
interessati, avendo raggiunto una potenzialita di produzione tale, da permettergli di spedire
ininterrottamente oltre 10 vagoni di vino infiascato, al giorno.
Occorre ricordare che la "Fassati" aveva in funzione due stabilimenti vetrari, quello di Certaldo e
quello di Castelfiorentino, per la produzione l'uno dei fiaschi e l'altro delle damigiane, occorrenti alle
cantine stesse.
Sempre in occasione della manifestazione del 1924 fu pubblicato un volume illustrativo e per far cio,
fu dato incarico ai fotografi Fratelli Alinari di Firenze, fotografi conosciuti in tutto il mondo per la loro
produzione artistica, di eternare con la loro opera l'imponente realizzazione.
Siamo riusciti a reperire l'unico catalogo rimasto e riprodurre tutte le foto dei Fratelli Alinari. Lieti di
esserne in possesso.
La prefazione del volume stesso porta la firma del Prof. Arturo Marescalchi uno dei più illustri enologi
italiani, che tra parentesi, fu anche Sottosegretario per 1'Agricoltura e Foreste dal 1929 al 1935. Vogliamo
stralciare un brano, che a nostro avviso riveste una certa importanza, dato il qualificato ed autorevole
personaggio che lo ha sottoscritto.
Si legge infatti: «Se I'arte di trasformare l' uva in vino, si volesse ricordare degnamente, se si volesse
dimostrare che questa meravigliosa, antica e amata bevanda, sollevatrice dello spirito dell'uomo,
non e solo frutto di ricca efficienza di sole e di fecondità di terra, ma anche dell'opera illuminata
dell'uomo; se si volesse dimostrare che la produzione del vino non v'era industria degna, se non
quando la mente dell'uomo vi dedica intelligenza e sapere, bisognerebbe riportarsi a stabilimenti
vinicoli, come quello, magnifico, della Fassati di Poggibonsi.»
Nello stesso volume tra i vari commenti di autori ignoti, ne troviamo uno che ci piace riportare. Si
legge fra l'altro: «Poggibonsi appartiene a quella magnifica regione del Chianti, vasta, montuosa,
boschiva, celebre per i suoi vini, per il saluberrimo clima e più celebre ancora per la sua posizione
geografica che fa del Chianti il cuore della Toscana, essendo la Toscana il giardino d'Italia e V Italia
il più bel paese del Mondo; a quella contrada tanto famosa nei fasti della storia enologica italiana,
che produce il celebre vino, conosciuto in tutto il Mondo, dal colore rosso rubino vivace, dal profumo
grazioso e dal sapore fine, vellutato, armonico e leggermente frizzante, che lascia nel palato
un'impressione piacevolissima di freschezza e di morbidezza, e che appare nella funzione digestiva
leggermente passante, mentre ha, in pari tempo, robustezza e vigore considerevoli.»
Non e retorica presentare il complesso come una vera e propria cattedrale del vino, termine che ci viene suggerito in modo particolare dall'imponente complesso, veramente impressionante, dalla galleria dei tini in cemento, ma soprattutto dalla cantina di invecchiamento, scavata nella montagna lunga ben 150 metri, dove riposano 100 botti di rovere della capacita di 60 quintali di vino, ciascuna. Ho a questo punto, l'obbligo di ricordare, che proprio questa cantina servi da accogliente rifugio in occasione dei bombardamenti che Poggibonsi dovette subire nella seconda guerra mondiale.
A mio avviso tutto ciò, dovrebbe essere usato, anche come punto di riferimento per visite guidate delle scuole e perché no, indicarlo ai turisti e farlo visitare, convinto come sono, che ne riporterebbero un ricordo ben più vivo e duraturo, di altre bellezze della nostra zona.
Mi piace ricordare la poesia "II mio bel campanile", che Arturo Sardelli scrisse nel 1932, dopo che, per ragioni di lavoro si dovette trasferire a Firenze. Ma il suo cuore era sempre vicino al natio paesello.
II mio bel campanile Amo Firenze; e come non amare città tanto gentile che m'ospito quando irrequieta etade m'indusse ad emigrare d'altro lavoro in cerca, e d'altra meta, ma l'alto Campanile del pio tempio maggior del mio paese con le quattro facciate, guarnito ognuna da strumento onesto , che all'umane contese, non guarda, e il tempo da ogni parte addita son le cose più amate. Ed or qui assiso in estasi giuliva sotto il bel Montelonti; dei pini all'ombra e dei cipressi annosi l'alma mia si ravviva ai ricordi di un tempo, e gode il cuore un ben senza confronti. Tutto il paese qui mi sta davanti; e attorno le colline fonti di tanti e prelibati vini di purissimo Chianti dal sapor che l'Italia porta l'eco d'oltremare ai confini. E gli antichi castelli dominanti questa zona ubertosa turriti austeri e pieni di poesia per rimembrare i tanti episodi che storia a noi tramanda di un'era turbinosa. E le villette allegre e civettuole sopra ai dolci declivi, e le grandiose e ricche fattorie con le annesse chiesuole forman quadri supendi ed armoniosi tra il verde degli ulivi. Poi giù nel piano i corsi tortuosi dell'Elsa e dei torrenti con Staggia il più vicino, e che si fonde coi gorghi vaporosi di tal fiume maggior che da oltre Colle e vita delle genti. E a fianco ad essi flessuose e snelle alberete ondeggianti al soffiar della brezza, e i margin verdi che alle vispe donzelle sono invito di sosta e di desio pe' i loro cuori amanti. Tutta rivedo qui l'infanzia mia ele gestad'allora che pien di vita a scorrazzare andavo con degna compagnia, per campi e prati a respirare appieno l'esalazion di flora. E or che stanco son dopo tant'anni di mio chiassoso andare fra tanta gente, or che prelude il tempo il turno degli affanni; or ch'e svanito il giovanile ardore, a te vorrei tornare. A te vorrei tornar luogo natio pria che l'avverso fato da te lontan mi colga e non far pago l'ardente sogno mio di chiuder l'esistenza all'ombra tua o Campanile amato. Arturo Sardelli, Poggibonsi 1 Settembre 1932 |