Vogliamo tornare indietro di qualche anno per raccontarvi un fatto per il tempo in cui avvenne, estremamente clamoroso. Vi ho raccontato nelle puntate precedenti, di quanto avvenne nel 1921 in merito alla sparatoria in Via Maestra, sparatoria in cui erano coinvolti i fratelli Delle Case, personaggi notissimi in paese. Vi fu gran parlare in quella occasione con conseguenti indagini e strascichi giudiziari. L'avvenimento che vogliamo raccontarvi avvenne in maniera molto riservata se lo vogliamo paragonare ai fatti del 1921. Intendo dire riservata in quanto i personaggi della vicenda, furono soltanto tre, oltretutto personaggi che conducevano una vita normale, la vita di tutti i giorni, conosciuti ma non importanti e quindi fatti più ovattati e perché no, anche nascosti, come si vedrà più avanti. Vi ho messo un po' di curiosita per illustravi il delitto Rosi. Siamo nel 1938 allorché troviamo la famiglia Rosi, composta da Ferdinando Rosi (7.7.98) di 40 anni e dalla moglie Marietta Chiti, di qualche anno piu giovane. II Rosi era infermiere all'ospedale di Poggibonsi, assieme ad Amato Casini, il Bacconi, Antonietta Turchi ed altri. Era un uomo modesto, riservato, ottimo lavoratore, professionalmente ineccepibile, in considerazione del fatto che gli infermieri di allora non erano semplici portantini, ma assistevano i primari chirurghi, come il Prof. Lazzeroni, dicevo assistevano agli interventi in sala operatoria. Dal matrimonio erano nate due figlie e quindi nulla turbava il menage familiare. Anche nelle ore libere non mancava di fare qualcosa di utile. Mi e stato riferito che molto spesso nel tempo libero, prendeva il carretto e con delle forme di legno, andava a bocca d'Elsa a raccogliere rena fine per fare dei masselli, come sarebbero ora i blocchi prefabbricati, che servivano per eventuali costruzioni o ampliamenti della propria casa. Quindi un uomo tutto casa e lavoro. Anche l'aspetto era molto riservato e contenuto. Quindi niente faceva prevedere che una persona cosi poco appariscente, comparisse improvvisamente alla ribalta della cronaca.
Andiamo per gradi. II rosi abitava al Sasso Gocciolino, ora Via Dante e vicino alla sua abitazione abitava la famiglia Suali con una figlia di 22 anni che si chiamava Elia (16.61916). La ragazza intendeva studiare per ottenere il diploma di infermiera, a quei tempi molto ambito, e di volta in volta si recava a scuola a Siena.
Se non che avendo vicino un infermiere del calibro del Rosi ed essendo le famiglie in rapporti fra di loro, venne naturale che 1'esperto fornisse qualche lezione all' apprendista. Si instauro quindi un rapporto molto stretto fra Nando (cosi tutti lo chiamavano) ed Elia. Non sappiamo quali rapporti vi siano stati fra i due, al di fuori del fatto professionale. I fatti seguenti ce ne possono dare una spiegazione. La sera del 26 luglio 1938 Nando, con la moglie esce di casa dopo cena, e si avvia verso il ponte del Mulino, a prendere una boccata d'aria. Dal ponte, scendono verso il viottolo che divideva la gora del mulino, dal fiume Elsa e si incamminano verso la steccaia del Masso. Occorre ricordare che la Marietta era molto miope e la serata era piuttosto buia, cosi hanno confermato i testimoni. II Rosi si sofferma a fare pipi, mentre la Marietta prosegue sul viottolo.
Com'e, come non e, ad un tratto la Marietta vola nell'acqua della gora, urlando a squarciagola. Anche Nando urla e due passanti accorrono in aiuto, ma la sera, come abbiamo detto piuttosto buia non consente di salvare la Marietta, che verrà ritrovata due ore più tardi alla grata d'imbocco del Mulino. Una disgrazia come tante altre, pero si esplicano da parte dei Carabinieri comandati allora se non sbaglio, dal Maresciallo Fabozzi, tutte le indagini del casa e fra sussurri e voci, viene accreditata la versione della occasionalità e quindi archiviato il tutto, non essendo risultato nessun elemento a carico di Nando, che riprende il consueto lavoro e le ripetizioni alla Suali.
Senonche il 6 febbraio del 1940, un anno e mezzo circa, dopo la morte della Marietta, il Rosi convoglio a giuste nozze con Elia Suali. La cosa prese allora un sapore di qualcosa di bruciaticcio e sotto sotto, furono riprese le indagini, avvicinando piu volte i due coniugi con interrogatori, finche un giorno Elia Suali confesso che Nando le aveva confidato di aver spinto la Marietta nella gora, per amore suo e che se avesse parlato, avrebbe fatto la stessa fine. Arrestato, il Rosi fini per confessare. Si arriva cosi al processo in Corte d'Assise di Siena nel giugno del 1941. Come vedete allora i processi si facevano alia svelta, non come ora che durano diecine di anni. Difendevano il Rosi 1'Avv. Manlio Ciliberti e P Aw. Delle Piane. L'accusa era di omicidio aggravato
e premeditazione per motivi abbietti e subdoli.
L'accusa era gravissima, ed oltretutto vi era anche la confessione del Rosi che dichiaro di aver spinto la moglie nella gora, ma di averlo fatto senza volere. La difesa tento tutte le strade possibili, mettendo in particolare evidenza il fatto che il Rosi avrebbe agito per una passione dissolvitrice delle sue facoltà mentali e che anche per questo sarebbe seminfermo di mente. Si chiese la condanna ma non l'ergastolo. Invece la Corte, dopo sole due ore di camera di consiglio, riterrà il Rosi colpevole e lo condannerà alla pena dell'ergastolo.
Vogliamo seguire il Rosi ancora per il periodo della carcerazione, periodo nel quale si comporto come detenuto modello, com'era d'altra parte nel suo carattere schivo e riservato. Era in carcere quindi durante il passaggio della guerra ed anche nel suo penitenziario furono liberati per forza di cose, tutti i detenuti. II Rosi venne a Poggibonsi e stette sfollato a Montemorli, ma appena qualche giorno dopo la liberazione, si presento in caserma e ritorno in galera. Fu pero obiettivamente graziato dopo una trentina di anni per buona condotta, ritorno a Poggibonsi, si riunì con la moglie e seguito fino alla fine a condurre una vita appartata come aveva sempre fatto.
II Dott. Dei gli assegno un pezzo di terra dopo le colonne di Badia e li trascorreva le giornate, offrendo oltretutto a chi passava, l'insalatina fresca ed i pomodori prodotti che orgogliosamente riteneva superiori agli altri prodotti similari. Questo era Nando Rosi.
Occorre ricordare che in previsione del processo e durante lo stesso, la stampa si occupo ampiamente del caso. II4 novembre del 1940 "La Nazione" mette in evidenza che «La sessione della Corte d'Assise, quest' anno si chiuderà con il processo contro Rosi Ferdinando, imputato di omicidio aggravato». Riporta poi tutta la storia di come si sono svolti i fatti e tanto doveva interessare i lettori che il 15 novembre del 1940 riporta quasi testualmente l'articolo precedente. Nel giugno del 1941 viene seguito molto da vicino ogni seduta della Corte d'Assise fino al primo luglio sempre del 1941 allorché viene pronunciata la sentenza. Riportiamo uno stralcio del giornale "La Nazione" in quella data:
La sentenza nel processo per uxoricidio «E stata ripresa ieri mattina l'udienza per la causa contro l'infermiere Ferdinando Rosi da Poggibonsi, imputato di uxoricidio nella persona della di lui moglie, Chiti Marietta. Dopo una permanenza di circa due ora la Corte e rientrata ed il Presidente ha letto la sentenza con la quale il Rosi e stato dichiarato colpevole di omicidio volontario aggravato per motivi futili ed abbietti e condannato all'ergastolo. Gli avvocati della difesa hanno dichiarato che contro tale sentenza ricorreranno in Cassazione». |