Nell' estate del 1945 il Comitate di Liberazione Nazionale, che operava in sostituzione del Podestà, ed in attesa della nomina del Sindaco che avvenne nel 1947, delibero di arrestare tutti coloro che erano stati Fascisti o simpatizzanti o fiancheggiatori. Tale delibera, come avveniva spesso, nelle località a maggioranza comunista, si ispirava a quanta era avvenuto nell'Unione Societica al momento della presa del potere. Qui a Poggibonsi il potere era comunista e quindi agivano in conseguenza, non valutando che si intaccavano prerogativa governativa, che non spettavano ai singoli Comuni. Ma la "dittatura del proletariato" che veniva strombazzata ai quattro venti aveva preso il sopravvento a qualsiasi giudizio ponderato sulle azioni da mettere in atto. Furono circa una cinquantina gli arrestati, fra i quali il sottoscritto. Fummo alloggiati alla bene e meglio in Caserma dei Carabinieri, per un paio di giorni. II vitto ce lo fornivano i familiari ed il controllo era fatto da militanti comunisti adeguatamente armati, più dei Carabinieri di servizio, che poveretti non sapevano come comportarsi. La situazione, come previsto, si complicava non essendoci autorità adeguata a risolvere la cosa. Allora con un autocarro fummo trasferiti alle prigioni di Santo Spirito a Siena, che non ci vollero accogliere non avendo i necessari ed indispensabili documenti per la carcerazione. Allora ci trasferirono a San Gimignano ed alle carceri di quella cittadina avvenne il solito diniego di Siena. Di nuovo alloggiati per una notte
nella Caserma dei Carabinieri e successivamente riportati a Poggibonsi. A questo punto la patata
bollente fu presa dal Comando Alleato, di stanza a Siena. Furono esaminati i casi personali di ognuno
dei prigionieri. Nessuno di loro aveva pendenze con la giustizia, ne venne evidenziata nessuna azione
commessa contro qualcuno o qualcosa, insomnia neppure una qualsiasi denuncia anche per fatti lievi
e che niente avrebbero avuto a che vedere con l'arresto.
Ufficiali inglesi ci interrogarono uno per uno, chidendoci e magari sollecitandoci a lasciare il paese
per qualche tempo, in attesa della completa legalita che sarebbe venuta molto più tardi. Personalmente
mi recai per un paio di anni a Firenze presso gli zii materni, ma molti non avevano la possibilità di
farlo e rimasero in paese, con enormi difficoltà di movimento, spesso invitati in malo modo, quando
andava bene, a starsene racchiusa in casa. Per quanto mi riguarda ero gia stato fatto segno dell'attenzione
dei compagni comunisti. Avventatamente, lo devo riconoscere, ero andato al mercato a Colle. Sapevano
che avevo aderito al Fascio Repubblicano e quindi segnalato. Fui aggredito da una turba di energumeni
che solo riparandomi con la bicicletta e grazie alla tempestività dei Carabinieri mi salvai da una situazione
non certo molto simpatica. Per dirvi in che stato ero ridotto, lo dice meglio di tutto il commento della
mia mamma, che al ritorno non mi riconobbe a prima vista, domandandomi cosa desideravo, come se
fossi un estraneo arrivato a chiedere chissà cosa.
Mi era andata ben perché qualcuno e rimasto ucciso. Erano questi i tempi e non se ne meraviglia
nessuno. Almeno dalle nostre parti era cosi.
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