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Capitoli:
- Come divertirsi tra due guerre
- Le feste al Teatro dei Ravvivati Costanti
- Il circolo delle stanze
- Fiere e Mercati
- Il gioco del pallone
- Le corse di cavalli
- La "Mille Miglia
- Milano - Taranto
- Le Reginette
- La fiera dell' Impruneta
- Ricordi di Guido Stricchi
- Quel 9 Maggio 1920
- I fatti dell'Agosto del '20
- Chi era Dario Frilli
- II Comandante Viciani
- Pane e Ciccia
- II servizio postale negli anni '20 e '30
- La cantina Fassati
- La popolazione in centro ed in campagna
- Disgrazia Aviatoria a Tripoli
- Fatti del "dopoguerra
- Pre-scolastica anteguerra"
- II matrimonio di Coccolo e Piona
- I Podestà nel periodo fascista
- Il delitto Rosi
- Ibridazione fra un negro ed una bianca
- Aligocce (1888-1970)
- Ricordi di guerra
- II Partito Comunista nell'immediato dopoguerra
- Renato Bianchini pugile
- Milano - (Poggibonsi) - Taranto
- Il campanile e l'orologio
- Strapaese
- II Principe Barbaccia
- Poesie
Dal «Selvaggio» del 30 novembre 1928 a firma di Mino Maccari leggiamo: Una volta, ne' tempi dei tempi, in Poggibonsi c'era un comizio di disoccupati. - Pane e lavoro! - era la parola d'ordine di puro stile «proletario cosciente ed evoluto» che partiva, in mille toni, da mille bocche. Tutt'a un tratto, e senza che nessuno se l'aspettasse, si levo una voce stentorea, che dominando il tumulto fece chetare tutte le altre. - Macche pane e lavoro! - grido l'improvvisato tribuno - chiediamo piuttosto pane e ciccia! La storia non riferisce quel che segui alla geniale proposta; ma son vivi e vegeti quasi tutti i presenti al fatto; e soprattutto e vivo l'autore e il lanciatore di quella magica frase, dalla quale appunto ha acquistato imperituro nomignolo. Vivo, e oltre che vivo, grasso pallato e il nostro amico Pane - e - ciccia, fotografo insigne e commerciante in binocoli; uno di spirito e intraprendente, piacevole conversatore e motteggiatore secondo la classica costumanza toscana. L'altra sera, mentre gironzolavo come un'anima spersa, qual sono, nella buia e melanconica Piazza Umberto a Siena (la più brutta, anzi la sola brutta piazza di quella bellissima città), scorsi in un angolo un gruppo di gente fermatosi attorno a un arsenale che, nero nell'ombra, mi aveva del pezzo d' artiglieria o del cannocchiale. Era difatti un gigantesco cannocchiale, e per 1'appunto il cannocchiale di Pane - e - ciccia, che nelle stagioni adatte si istalla con quell'apparecchio nelle città affollate di villeggianti, come Viareggio, per far vedere la luna, ed altre stelle, ingrandite e avvicinate dalla lente potente. Mi parve strano che si trovasse, in una stagione poco propizia, a Siena, e circondato da un pubblico ben diverso da quello, assetato di distrazioni e di divertimenti, delle «stazioni balneari»; anzi, un pubblico serio, in un' aria direi familiare, benché qua e la scoppiasse qualche motto o qualche risatina.
In questo secolo bazzotto Strapaesani siate scaltri Pane e ciccia sia il vostro motto Pane per voi e ciccia per gli altri.
Mi misi nel crocchio gustando quella particolare, e tanto umana, fratellanza che si forma in simili circostanze; il contatto, lo scopo comune, il comune interesse, una specie di volontaria disciplina e di concorde ossequio a alcune consuetudini, la rinunzia e certe normali convenzioni della vita sociale. L'aria, l'ora, le tenebre, il nero meccanismo, l'aspetto di dottore di magia del rubicondo Pane - e - ciccia, dava alla combriccola un non so che di misterioso. In queste condizioni di spirito mi venne l'idea di questa rubrica, dove si notano storture e stupidaggini che troppo spesso saltano agli occhi, turbando e urtando la coscienza dell'uomo semplice e di buon senso.